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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, il Signore spinge a ricordare, riparare, ricostruire, e a farlo insieme

“Nell’incertezza che avvertiamo fuori e dentro, il Signore ci dà una certezza: Egli si ricorda di noi. Si ri-corda, cioè ritorna col cuore a noi, perché Gli stiamo a cuore. E mentre quaggiù troppe cose si dimenticano in fretta, Dio non ci lascia nel dimenticatoio. Nessuno è disprezzabile ai suoi occhi, ciascuno ha per Lui un valore infinito: siamo piccoli sotto al cielo e impotenti quando la terra trema, ma per Dio siamo più preziosi di qualsiasi cosa”.

Papa Francesco lo ha detto nella omelia della messa celebrata in Piazza Cavour a Camerino dopo aver visitato alcune famiglie che vivono nelle case di emergenza del dopo terremoto. Pochissimi i posti per partecipare alle messa, per motivi di sicurezza.

Il Papa parla dei brutti ricordi: “ i ricordi brutti arrivano, anche quando non li pensiamo; però pagano male: lasciano solo malinconia e nostalgia. Ma com’è difficile liberarsi dai brutti ricordi! Vale quel detto, secondo cui fu più facile per Dio far uscire Israele dall’Egitto che l’Egitto dal cuore d’Israele”.

Allora serve la speranza che da lo Spirito Santo “colui cioè che non ci lascia soli sotto i pesi della vita. È Colui che trasforma la nostra memoria schiava in memoria libera, le ferite del passato in ricordi di salvezza”.

Lo Spirito Santo ricostruisce la speranza,  una speranza che lascia dentro pace e gioia, indipendentemente da quello che capita fuori. E dice : “Quando siamo tribolati o feriti, siamo portati a “fare il nido” attorno alle nostre tristezze e alle nostre paure. Lo Spirito invece ci libera dai nostri nidi, ci fa spiccare il volo e allora dice il Papa invochiamo lo Spirito.

E infine il Papa parla della vicinanza di Dio: “ con Dio i pesi della vita non restano sulle nostre spalle: lo Spirito, che nominiamo ogni volta che facciamo il segno della croce proprio mentre tocchiamo le spalle, viene a darci forza, a incoraggiarci, a sostenere i pesi. Infatti è specialista nel risuscitare, nel risollevare, nel ricostruire”.

E conclude il Papa “sono passati quasi tre anni e il rischio è che, dopo il primo coinvolgimento emotivo e mediatico, l’attenzione cali e le promesse vadano a finire nel dimenticatoio, aumentando la frustrazione di chi vede il territorio spopolarsi sempre di più. Il Signore invece spinge a ricordare, riparare, ricostruire, e a farlo insieme, senza mai dimenticare chi soffre”. E allora “ciascuno può fare un po’ di bene, senza aspettare che siano gli altri a cominciare. Ciascuno può consolare qualcuno, senza aspettare che i suoi problemi siano risolti”. 

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