Città del Vaticano , 15 June, 2019 / 12:34 AM
Papa Francesco invita i Padri Trinitari ad “aprire le case ai giovani”, ad aiutarli ad armonizzare le aspirazioni, a dare loro maggiore protagonismo. E chiede di attuare una pastorale giovanile dinamica, partecipativa, allegra, ricca di speranza, capace di rischiare, fiduciosa.
L’indicazione di Papa Francesco arriva al termine del Capitolo Generale dell’Ordine fondato nel XIII secolo, durante il quale è stato eletto nuovo superiore Padre Luigi Buccarello.
I Padri Trinitari sono nati dall’intuizione del francese Giovanni de Matha, che intendeva fondare un nuovo e originale progetto di vita religiosa unendo il culto della trinità all’opera di liberazione degli schiavi. Il nome completo dell’Ordine era inizialmente “Ordine della Santissima Trinità e Redenzione degli Schiavi”.
Papa Francesco ricorda questa loro vocazione originaria, esorta a “camminare sempre con i poveri e con gli schiavi” e quindi affronta il tema del capitolo, che è quello della pastorale giovanile e vocazionale.
Tema difficile, nota Papa Francesco, perché è difficile trovare “linguaggio e metodo per comunicare con il mondo giovanile” e gli stessi frati nel documento di preparazione del capitolo affermano che c’è “necessità di una formazione specifica per la pastorale di accompagnamento e di discernimento”.
Papa Francesco osserva che “la cultura del grande vuoto provocata dal pensiero debole e dal relativismo che invitano a vivere “alla carta”, la cultura del frammento dove i grandi temi hanno perso significato, e l’immanentismo in cui vivono chiusi tanti giovani potrebbero far pensare che non c’è spazio per una proposta vocazionale nella fede alle nuove generazioni”.
Eppure, nota Papa Francesco, lo spazio c’è e ci sono “giovani che cercano ardentemente il senso pieno della propria vita” e che “sono capaci di dedizione incondizionata alle grandi cause” e “amano appassionatamente Gesù”.
Papa Francesco sottolinea che le aspirazioni dei giovani nascondono in realtà una ricerca di significato e seno della vita, e quindi vanno ordinate. “È qui – dice il Papa, rivolgendosi ai frati - che potete e dovete entrare anche voi, per aiutare i giovani ad armonizzare le loro aspirazioni, a metterle in ordine”.
D’altro canto, i giovani chiedono “sia loro dato un certo protagonismo” e “non sopportano ambenti in cui non trovino il loro spazio e non ricevano stimoli”, devono essere "protagonisti in movimento", quindi “ci vuole creatività, che parta dalla conversione pastorale cui siamo chiamati noi, per poter arrivare loro e fare una proposta evangelica che li aiuti a discernere la vocazione a cui sono chiamati nella Chiesa”.
Papa Francesco indica nel documento finale del Sinodo sui giovani e dell’Esortazione apostolica Christus Vivit come strumenti che aiutano a raggiungere i giovani, e sottolinea che ci vogliono “vicinanza e accompagnamento”, perché “i giovani vi vogliono vicini” e “vogliono avervi come compagni di strada”.
Papa Francesco sottolinea che “la vicinanza è la sola cosa che può garantire una relazione feconda – evangelicamente parlando – con i giovani”.
Per questo, Papa Francesco invita i frati ad “aprire le vostre case e comunità ai giovani, perché possano condividere la vostra preghiera e la vostra fraternità, ma soprattutto aprite loro i vostri cuori. Che si sentano amati per quello che sono. Siate per i giovani dei fratelli maggiori con i quali possano parlare, dei quali si possano fidare.”
Papa Francesco continua: “Ascoltateli, dialogate con loro, fate discernimento insieme. Che sentano che li amate veramente e per questo potete proporre loro la misura alta dell’amore”.
Il Papa chiede anche di non limitarsi ad accogliere i giovani che vengono, ma di “andare incontro a quelli che si sono allontanati. Accoglierli così come sono. Non disprezzare mai i loro limiti. Sostenerli e aiutarli fin dove è possibile”.
Dopo l’incontro, c’è bisogno di ascoltare i giovani, e di camminare con loro “uscendo da schemi prefabbricati, per favore, perché le pastorali prefabbricate non vanno, senza dimenticare che, specialmente con i giovani, bisogna essere perseveranti, seminare e aspettare pazientemente che il seme cresca e un giorno, quando il Signore vorrà, porti frutto”.
Il compito dei frati è insomma quello di seminare, perché “Dio farà crescere e forse altri raccoglieranno i frutti”. La motivazione è quella di essere santi, e – dice Papa Francesco – “davanti alla tentazione della rassegnazione, nella pastorale giovanile e vocazionale vi è chiesta l’audacia evangelica per gettare le reti anche se può non sembrare il tempo o il momento più opportuno”.
Conclude Papa Francesco: “Davanti a una vita sonnolenta, addormentata e stanca, vi è chiesto di rimanere svegli, per poter svegliare; vi è chiesto di essere profeti di speranza e di novità, profeti della gioia con la vostra stessa vita, sapendo che la miglior pastorale giovanile e vocazionale è vivere la gioia della propria vocazione. E nessuno va escluso in questo. Alcune settimane ho letto una lettera di un carcerato. La lettera comincia con 'Caro Fra' Cristoforo'. Aveva trovato una copia dei promessi sposi. È cominciata una inquietudine e questo carcerato ora aspetta di uscire dal carcere per entrare in seminario”.
Esorta Papa Francesco: “Che nessuno vi rubi la capacità di sognare e di profetizzare! Spezziamo le nostre paure! Alziamoci in piedi! I giovani, vicini e lontani, ci aspettano”.
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