Bucarest, 31 May, 2019 / 5:49 PM
Tutta mariana la omelia della messa che Papa Francesco celebra a Bucarest nella cattedrale cattolica dedicata a san Giuseppe, nella festa della visitazione di Maria.
Una preghiera a Maria che, dice il Papa, cammina, incontra, gioisce.
Un cammino non facile, dall’ Egitto al Calvario “viaggi hanno una caratteristica: non sono stati mai cammini facili, hanno richiesto coraggio e pazienza. Ci dicono che la Madonna conosce le salite, conosce le nostre salite: ci è sorella nel cammino. Esperta nel faticare, sa come prenderci per mano nelle asperità, quando ci troviamo davanti ai tornanti più ripidi della vita”.
Un cammino di speranza e “ contemplare Maria ci permette di rivolgere lo sguardo a tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani. Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di “rimboccarsi le maniche” e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell’intera famiglia sperando contro ogni speranza”.
Maria che incontra Elisabetta e ci indica, dice il Papa che quando “giovani e anziani si incontrano, si abbracciano e sono capaci di risvegliare ognuno il meglio dell’altro. È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro, dove nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore”.
Per questo la cultura dell’incontro “spinge noi cristiani a sperimentare il miracolo della maternità della Chiesa che cerca, difende e unisce i suoi figli. Nella Chiesa, quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il Popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose”.
E dall’incontro nasce la gioia, e si deve ricordare che “senza gioia restiamo paralizzati, schiavi delle nostre tristezze. Spesso il problema della fede non è tanto la mancanza di mezzi e di strutture, di quantità, nemmeno la presenza di chi non ci accetta; il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose , rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente”.
E il pensiero del Papa va a chi ha testimoniato con la sofferenza questa gioia: “Pensiamo ai grandi testimoni di queste terre: persone semplici, che si sono fidate di Dio in mezzo alle persecuzioni. Non hanno posto la loro speranza nel mondo, ma nel Signore, e così sono andati avanti. Vorrei rendere grazie a questi umili vincitori, a questi santi della porta accanto che ci indicano il cammino. Le loro lacrime non sono state sterili, sono state preghiera che è salita al Cielo e ha irrigato la speranza di questo popolo”.
E conclude: “Siate voi i promotori di una cultura dell’incontro che smentisca l’indifferenza e la divisione e permetta a questa terra di cantare con forza le misericordie del Signore”.
La cattedrale di San Giuseppe è stata costruita a fine ‘800 dopo la indipendenza della Romania , e custodisce anche le reliquie di San Giovanni Paolo II che la visitò nel 1999. In una cappella laterale c’è la adorazione eucaristica perpetua.
Papa Francesco è arrivato alla cattedrale cattolica in vettura panoramica e diverse persone lo hanno salutato lungo il percorso. All'esterno della cattedrale ha seguito la messa qualche migliaio di fedeli.
Al suo rientro in nunziatura, sempre in vettura panoramica per salutare i molti presenti nelle strade, il Papa incontra i gesuiti della Romania e della regione in quello che è ormai un appuntamento consueto di dialogo. Il testo viene pubblicato tra qualche settimana su La Civiltà Cattolica.
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