Città del Vaticano , 25 May, 2019 / 11:50 AM
“L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano”. I bambini nel grembo materno sono già “piccoli pazienti”. Ogni vita umana “è sacra”, ogni bambino è “dono”. “Nessun essere umano può mai essere incompatibile con la vita”. Vanno scoraggiate "le diagnosi prenatali a scopo selettivo". Curare i bambini fragili, destinati a morire presto, non è uno spreco di risorse. E l’aborto non è mai prevenzione. Così come il no all'aborto "non è un problema di fede. È un problema umano".
L’ennesimo no all’aborto di Papa Francesco arriva in un discorso al convegno internazionale “Yes to Life!”, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita in collaborazione con la fondazione “Il Cuore in una Goccia – Onlus”, con il sostegno dei Cavalieri di Colombo.
Sono stati in 400 partecipanti al convegno, provenienti da 70 Paesi in rappresentanza delle Conferenze Episcopali, Diocesi, famiglie e medici esperti. È la cultura dello scarto – sottolinea Papa Francesco – che porta a definire i bambini in condizioni di estrema fragilità “incompatibili con la vita”. Ma – ammonisce – “nessun essere umano può essere mai incompatibile con la vita, né per la sua età, né per le sue condizioni di salute, né per la qualità della sua esistenza”.
Papa Francesco ricorda che “ogni bambino che si annuncia nel grembo di una donna è un dono, che cambia la storia di una famiglia”, perché subito la madre sente “la consapevolezza di una presenza”, che la rende “non solo donna, ma madre” e tra lei e il bambino “si instaura fin da subito un intenso dialogo incrociato”, una relazione “reale e intensa tra due esseri umani, che comunicano tra loro fin dai primi stanti del concepimento per favorire un reciproco adattamento, man mano che il piccolo cresce e si sviluppa”.
È una capacità comunicativa che “non è solo della donna, ma soprattutto del bimbo”, che nella sua individualità “provvede ad inviare messaggi per rivelare la sua presenza e i suoi bisogni alla madre”, ed è così “che questo nuovo essere umano diventa subito un figlio, muovendo la donna con tutto il suo essere a protendersi verso di lui”.
Papa Francesco sottolinea che “le moderne tecniche di diagnosi prenatale” possono scoprire sin dalle prime settimane la presenza di malformazioni e patologie, e il solo sospetto che queste patologie ci possano essere o la certezza della malattia “cambiano il vissuto della gravidanza, gettando le donne e le coppie in uno sconforto profondo”.
È quello che Papa Francesco chiama “il grido silenzioso” procurato dal “senso di solitudine, di impotenza e la paura della sofferenza del bambino e della famiglia intera”, un “un richiamo di aiuto nel buio di una malattia della quale nessuno sa predire l’esito certo”, perché ogni malattia si evolve in maniera diversa”.
Ma – sottolinea Papa Francesco – i bambini, sin dal grembo materno, “se presentano condizioni patologiche, sono piccoli pazienti, che non di rado si possono curare con interventi farmacologici, chirurgici e assistenziali straordinari, capaci ormai di ridurre quel terribile divario tra possibilità diagnostiche e terapeutiche, che da anni costituisce una delle cause dell’aborto volontario e dell’abbandono assistenziale alla nascita di tanti bambini con gravi patologie”.
Papa Francesco ricorda che ci sono risultati “sorprendenti” delle terapie fetali” e degli “hospice perinatali”, con un patrimonio di responsabilità che devono “essere messe a disposizione di tutti per diffondere un approccio scientifico e pastorale di accompagnamento competente”.
Papa Francesco sottolinea che è importante che “i medici abbiano ben chiaro non solo l’obiettivo della guarigione, ma il valore sacro della vita umana, la cui tutela resta il fine ultimo della pratica medica”.
Professione medica che è “una missione, una vocazione alla vita, ed è importante che i medici siano consapevoli di essere essi stessi un dono per le famiglie che vengono loro affidate: medici capaci di entrare in relazione, di farsi carico delle vite altrui, proattivi di fronte al dolore, capaci di tranquillizzare, di impegnarsi a trovare sempre soluzioni rispettose della dignità di ogni vita umana”.
Papa Francesco sottolinea che “il comfort care perinatale” è una modalità d cura che “umanizza la medicina, perché muove ad una relazione responsabile con il bambino malato”, modalità necessaria “specialmente nei confronti di quei bambini che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, sono destinati a morire subito dopo il parto, o a breve distanza di tempo”.
Curare questi bambini non è "un inutile impiego di risorse e un’ulteriore sofferenza per i genitori”, perché “uno sguardo attento sa cogliere il significato autentico di questo sforzo, volto a portare a compimento l’amore di una famiglia”, dato che “prendersi cura di questi bambini aiuta, infatti, i genitori ad elaborare il lutto e a concepirlo non solo come perdita, ma come tappa di un cammino percorso insieme”.
“Quel bambino resterà nella loro vita per sempre. Ed essi lo avranno potuto amare”. "Tante volte quelle poche ore che una mamma può coccolare il suo bambino lasciano una traccia, e lei si sente realizzata, mamma", aggiunge Papa Francesco.
Il quale poi ricorda che Papa Francesco che la cultura di oggi “non promuove questo approccio: a livello sociale il timore e l’ostilità nei confronti della disabilità inducono spesso alla scelta dell’aborto, configurandolo come pratica di ‘prevenzione’.”
Papa Francesco ricorda che "l'utilizzo della diagnosi prenatale per finalità selettive va scoraggiato con forza, perché espressione di una disumana mentalità eugenetica, che sottrae alle famiglie la possibilità di accogliere, abbracciare e amare i loro bambini più deboli".
L'aborto, aggiunge Papa Francesco, è "un problema pre-religioso. È un problema umano. Non carichiamo sulla fede un qualcosa che non c'entra. È un problema umana. Soltanto due frasi ci aiuteranno a capire bene questo. Due domande: è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È lecito affittare un sicario per risolvere un problema? A voi la risposta!"
Rimarca Papa Francesco: “L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano. Piuttosto sono la paura della malattia e la solitudine a far esitare i genitori”.
Sì, conclude, ci sono difficoltà “innegabili, ma proprio per questo azioni pastorali più incisive sono urgenti e necessarie per sostenere coloro che accolgono dei figli malati. Bisogna, cioè, creare spazi, luoghi e ‘reti d’amore’ ai quali le coppie si possano rivolgere, come pure dedicare tempo all’accompagnamento di queste famiglie”.
Papa Francesco racconta una storia: “C’era una bambina di 15 anni, down che era rimasta incinta, e i genitori sono andati dal giudice perché volevano abortire. Il giudice ha voluto interrogare la bambina, e ha cominciato a parlare con il giudice. E l giudice le ha chiesto se sapesse cosa le succede va, e lei ha detto ‘ho dentro un animale che mi mangia uno stomaco e per questo devo fare un intervento’. E il giudice le ha detto: non hai un verme che ti mangia lo stomaco, hai un bambino. E la ragazza Down ha detto: che bello! E con questo il giudice non ha autorizzato l’aborto. Sono passati anni, la bambina è nata, è cresciuta, è diventata avvocato, e la bambina ogni giorno di compleanno chiamava il giudice per ringraziarlo del dono della nascita”.
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