venerdì, novembre 22, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

L'appello alla pace del Patriarca Giovanni X, fratello del vescovo rapito in Siria

Patriarca Giovanni X

Dopo l’appello del Papa per la liberazione di Padre Dall’Oglio e dei vescovi ortodossi, si leva la voce del Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente Giovanni X. “La nostra regione è in grande difficoltà, sull’orlo della disperazione, ma noi, cristiani ortodossi, non siamo disperati. Nonostante la nostra sofferenza, siamo determinati a rimanere nella nostra terra, sappiamo dove è il nostro futuro. Abbiamo un grande ruolo da svolgere per la guarigione delle ferite e la ricostruzione”. L’occasione per questo pronunciamento è avvenuta nei giorni scorsi, alla Convention della Chiesa ortodossa di Antiochia negli Stati Uniti.

“Mentre il conflitto sta infliggendo il terrore su tutti, una delle principali vittime è la comunità cristiana in Siria e in Iraq e anche in Libano”, ha detto il Patriarca, che ha ricordato l’esodo continuo di milioni cristiani da Siria e Iraq, parla degli sfollati “in cerca di un riparo per se stessi e le loro famiglie”.

Tra i vescovi rapiti, ci sono Youhanna Ibrahim e Paul Yazji, fratello del Patriarca Giovanni X. “Abbiamo Metropoliti e sacerdoti che sono stati rapiti da più di due anni, in un silenzio internazionale sospettoso e vergognoso”, ha detto il Patriarca. “Abbiamo sacerdoti, monaci, suore, persone e martiri il cui unico crimine è quello di mantenere vivo il cuore del cristianesimo. Noi rimaniamo nella nostra terra perché siamo sempre stati lì”.

Inoltre, ha continuato Giovanni X, “centinaia di persone sono state uccise. Decine di nostre chiese sono state saccheggiate e distrutte. Migliaia e migliaia di nostre icone e manoscritti sono stati bruciati, o venduti sul mercato illegale”. E aggiunge: “Noi non siamo nati per essere rifugiati in terre straniere. Non siamo fatti per essere umiliati”. “Nonostante la nostra sofferenza, la nostra volontà è forte, la nostra determinazione è assoluta. Noi restiamo nella nostra terra e svolgiamo un ruolo di primo piano nel futuro della regione. Ma per fare questo abbiamo bisogno del vostro aiuto. Abbiamo bisogno dell’aiuto degli Stati Uniti, e degli altri amici e potenze di tutto il mondo, per aprire canali di dialogo, mettere a tacere i tamburi di guerra, e dare al nostro popolo la possibilità di un futuro”.

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