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Le Stazioni quaresimali, il collegio Ungarico di Santo Stefano Rotondo al Celio

L’ultimo venerdì prima della Settimana Santa il commino delle stazioni arriva alla chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio. Un esempio mirabile di architettura paleocristiana.

La chiesa è dedicata al diacono e primo martire Santo Stefano ed è  stata gestita fino dal 1580 dai paolini ungheresi, e da allora appartiene al Pontificio Collegio Germanico-Ungarico.

Per questo l’altare maggiore è dedicato ai santi ungheresi della famiglia reale degli Árpád, come santo Stefano primo re d’Ungheria (1000/1001-1038). Come ricorda il sito dedicato alla chiesa,  la sconfitta dell’Ungheria da parte dei turchi presso Mohács nel 1529), e il dilagare della riforma, misero in pericolo la vita dell’ordine dei Paolini. Nel 1580, nel convento di Roma c’era solo un vecchio “eremita”.

La svolta arriva quando il gesuita Szántó István, ha l’idea di fondare un Collegio Ungarico al posto del convento dei paolini.

Il Collegium Hungaricum, fondato nel 1579, già l’anno successivo, per cause finanziarie, dovette essere unito al Collegio Germanico, il quale era stato fondato nel 1552.

Nasce nel 1548 il Collegio Germanico ed Ungarico, per formare buoni sacerdoti che contribuissero alla controriforma cattolica. Ancor oggi la basilica è proprietà del Collegio Germanico-Ungarico. Dal 1946 al 1975 Santo Stefano Rotondo fu la chiesa titolare del cardinale József Mindszenty, arcivescovo di Esztergom e primate d’Ungheria.

Ogni anno si celebra un messa in suo onore e suffragio, quest’anno l’appuntamento è per il 9 maggio.

Dal 1985 è la chiesa titolare del cardinale Friedrich Wetter, arcivescovo emerito di München und Freising. Quando era giovane seminarista fu egli stesso studente nel Pontificio Collegio Germanico Ungarico.

Nel Collegio oggi ci sono un sessantina di studenti di 13 paesi di area germanica e dell’ Europa orientale.

La storia del Collegio è legata alla storia della Compagnia di Gesù e dell’Est Europa,  dopo il 1989, con la caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est, iniziò un nuovo periodo nella storia del Collegio, che riacquistò il suo carattere internazionale diventando così forse come mai prima anche Collegium Hungaricum.

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