Rabat, 10 April, 2019 / 9:00 AM
I martiri di Algeria sono stati beatificati ad Orano lo scorso 8 dicembre. E l’unico sopravvissuto dei monaci trappisti, che erano sette del gruppo di 19 martiri, è padre Jean Pierre, che Papa Francesco ha salutato durante l’incontro con i sacerdoti. All’incontro, partecipava anche il vescovo Jean Paul Vesco, di Orano. Che vede un filo rosso che collega la storia dei martiri di Tibhirine alla presenza di Papa Francesco in Marocco, ma anche al recente viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti.
Quanto è stata importante la presenza di padre Jean Pierre all’incontro del Papa con i religiosi?
La presenza è stata molto importante, perché faceva seguito alla beatificazione dei 19 martiri di Algeria. Ma per me è stato anche un insieme dei segni dei tempi. C’è un filo rosso che collega la beatificazione, l’incontro di Papa Francesco ad Abu Dhabi e la dichiarazione sulla Fraternità Umana, l’incontro di Papa Francesco con il re e il popolo marocchino: sono tutti incontri che mostrano la vera volontà di Papa Francesco di portare avanti una riflessone sulle relazioni religiose e di dialogare con il mondo.
Quanto è importante questa dimensione di dialogo nel Nord Africa?
Come Papa Francesco ha detto nella cattedrale di San Pietro a Rabat, la Chiesa non fa proselitismo: annuncia il Vangelo giustamente nel rispetto della fede dell’altro e della costruzione di un mondo più fraterno. Papa Francesco ha parlato della specificità della nostra Chiesa. Il cuore del Vangelo è nella parabola del figliol prodigo.
In che modo si muovono le cose?
Faccio l’esempio dell’Algeria, della beatificazione dei martiri. C’è stato l’accordo per questa celebrazione, c’era la presenza di tre ministri, che hanno dimostrato un dialogo con l’Islam. È la conferma che la nostra Chiesa è viva. È una Chiesa che non fa proseliti, ma testimonia il Vangelo. Mi viene da dire che dopo le visite del Papa in Egitto e negli Emirati Arabi, la beatificazione dei martiri di Algeria, la visita del Papa in Marocco, le differenze religiose non sono più un ostacolo alla fraternità.
Quali sono differenze e somiglianze tra la Chiesa del Marocco e la Chiesa di Algeria?
Ci sono molte somiglianze. Globalmente si tratta degli stessi profili di Chiesa, con la differenza che l’Algeria è più piccola, e questo rende diversa la situazione della Chiesa. In Marocco, c’è un apporto soprattutto di stranieri.
Come si fa ad annunciare il Vangelo senza fare proselitismo?
Noi abbiamo il Vangelo e nel Vangelo c’è il passo di Matteo 25 (“avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere”) che è il nostro criterio di vivere. Noi facciamo questo lavoro, facciamo le nostre esperienze con rispetto. Noi viviamo il nostro essere cristiani, e questo è già un essere in dialogo.
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