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Padre Gaspare Fadione, un sorriso nel portare Dio

Il 3 aprile 1999 chiudeva la sua esistenza terrena, presso l'ospedale San Giacomo, padre Gaspare Fadione C.S.s.R . Era il sabato che apriva la strada alla Pasqua di Resurrezione.

Redentorista, allegro e sorridente, ha speso la sua esistenza nell'andare a trovare gli ammalati recando con se il Signore, nella santa particola. Anche chiamato fuori quartiere, con il caldo e con la pioggia, nessun ammalato rimaneva privo di questo conforto. Pazienza, disponibilità e vicinanza erano le sue doti. Ed in queste non si risparmiato.

Padre Fadione, era un Redentorista e da figlio di Sant'Alfonso Maria de Liguori, si è speso nell'apostolato attivo e semplice:confessioni, comunioni agli ammalati e quanto richiedesse il ministero sacerdotale.

Nel sacramento della riconciliazione, amministrato per tanti anni nella Parrocchia, era un padre che ascolta e sa dire quella parola che aiuta ad andare avanti ed a non fermare il cammino verso Dio.

Aveva fatto suo l'invito missionario del santo vescovo, che guardando alla gente vi aveva speso la sua esistenza, sul finire del mille e settecento.

Nato nel 1914, in provincia di Frosinone, in giovane età, sentì che il Signore lo chiamava tra i figli di sant'Alfonso. Era il 1928. E vi acconsentì con il coraggio dell'apostolo e la spensieratezza del ragazzo. Frequentato il Seminario minore redentorista di Scifelli (FR), qui fece il noviziato e sotto la guida del maestro dei novizi, apprese l'arte del dialogo con il Signore, grazie alle calde e vibranti pagine delle opere del suo fondatore. Terminati gli studi teologici e filosofici a Cortona, presso il Seminario maggiore della famiglia redentorista, nella località toscana, fu ordinato sacerdote nel 1941.

Professore di matematica presso la Scuola apostolica che lo aveva visto, aspirante missionario (cosi si chiamavano, allora, i frequentanti il seminario minore) qui spese la sua allegria e la sua sapienza nell'insegnare i rudimenti della materia, ai giovani formandi.

Superiore del collegio di Frosinone, dopo la Seconda guerra mondiale, in tale comunità, spese le sue doti fatte di quell'arguzia che fa simpatia e quella bontà che colpisce.

Membro della comunità di San Gioacchino, chi non ricorda il suo buon umore e la sua bontà?

Era sempre disponibile per coloro che lo chiamavano, anche per gli ex parrocchiani, che abitavano in quartieri molto distanti dal suo. Un esempio, lo ricorda andare ad Ottavia a trovare un ammalato, in piena estate. Era il Ferragosto del 1995.

Della sua comunità ricordiamo, con particolare riconoscenza, padre Silvino Battistoni, padre Domenico Roberto, padre Enrico d'Agostino e molti altri che, nel silenzio e nell'abnegazione, hanno insegnato quella strada che il Maestro ci ha indicato, salendo quella via che conduce al Golgota.

 

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