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San Clemente Maria Hofbauer: apostolato e evangelizzazione nel cuore d'Europa

I Santi sono persone eccezionali. Ma la loro dote più grande è che dietro al proprio lavoro, vi è sempre l'uomo che si sforza e che fa di tutto per raggiungere non solo un'astrusa ed asettica perfezione, ma Dio. Clemente Hofbauer (1751-1820) è uno di questi. 

Nato a Tasswitz, in Moravia, da una modesta famiglia, con molte bocche da sfamare e senza il padre,  ben presto, si mise a lavorare. Dopo aver tanto cercato ed aver cambiato molti mestieri, in cerca di un compenso decente, viene assunto come garzone, in una panetteria. Questo mestiere sembra proprio fatto per lui o meglio per ciò che il suo futuro stava scrivendo, a sua insaputa,per la sua vita: fare il pane per poi darlo, ma quello autentico che non tramonta perchè Eucaristico. Questo è il suo vero desiderio: vuole diventare sacerdote e servire il Signore. Ma per fare ciò serve lo studio e soprattutto il denaro ed il clima che permette il raccoglimento per poter apprendere. 

Quante volte , nelle dure ore notturne, questo adolescente avrà pensato a dove trovare il necessario per poter studiare e coronare il suo progetto. Nel frattempo, nelle ore libere dal lavoro, con la complicità di due pie persone impara i primi rudimenti della lingua latina. Allora necessaria per accedere agli studi ecclesiastici. 

E' di temperamento forte, volitivo, non si dà per vinto. Questa è la sua più grande virtù. Per due volte si ritira, in un eremo, pensando che tale fosse la sua strada. Ma dopo qualche mese di quella dura vita, il suo compagno desideroso di tornare, nel mondo, desiste ed il giovane Clemente ritorna a casa. Un'altra volta viene, in Italia e si ritira nell'eremo di Quintiliolo. L'aria è buona ed  il clima è di assoluto raccoglimento. Ma dopo un po' comprende che la sua vita non è nell'eremo.

Ma cosa fare? Dove andare? Sceso a Roma, non per caso ma per mano della Provvidenza, quella che segue i santi e non lascia i peccatori incontra in una chiesa vicino a Santa Maria Maggiore, quella di San Giuliano, i padri Redentoristi. Questi appartengono ad una congregazione missionaria, fondata da Sant'Alfonso Maria de Liguori, il 9 novembre 1732. 

Entusiasmato da tale ideale, chiede di entrare nell'istituto e grazie ad una buona preparazione culturale viene ammesso. Terminato il consueto anno di noviziato, sotto la guida del padre Landi, che aveva conosciuto, personalmente, Sant'Alfonso Maria de Liguori, il 19 marzo 1785 emette i voti nella Congregazione. E' il primo redentorista non italiano. 

Con gioia e tanta trepidazione il 29 marzo 1785 viene ordinato sacerdote, con molta probabilità, nella cattedrale di Alatri. Ha 34 anni. 

Tornato nella sua terra e nelle provincie dell'Europa settentrionale, prende dimora a Varsavia e qui fonda una prima casa della novella congregazione. In tale luogo, esercitò il ministero sacerdotale stando accanto agli orfani, ai poveri ed ai bisognosi. Infaticabile e senza riposo, nella chiesa di San Bennone, dal 1787 al 1808 fu padre della gioventù sola ed abbandonata. In tale località fu un vero apostolo del sociale. Si occupò non solo dell'amministrazione dei sacramenti, ma anche di dare un pane ai suoi assistiti. E' convinto dell'apostolato dei laici, che li invoglia in una più attiva vita di fede. Si raccontano molti episodi della sua vita:dal suo elemosinare il necessario, alla creazione di una prima e vera scuola popolare per dare un'istruzione a quei ragazzi. Trova il lavoro e accompagna i giovani a dare un senso alla loro esistenza. 

Sa comprendere e guardare in faccia la realtà: è moderno, audace, con un carattere vigoroso e deciso. E' il suo tallone di Achille, ma anche il suo più grande talento.

E' disponibile e pronto verso chiunque gli chiede non solo una parola, ma anche un aiuto materiale. Per lui non esiste il pensiero e poi l'azione, ma l'azione, densa di un pensiero che si chiama conforto.

E' fuori degli schemi in quanto l'unico schema è Dio stesso e questo cercato e trovato nelle persone che aspettano ai bordi di una strada o sui gradini di una chiesa e qui passa padre Clemente Maria. 

Nelle difficoltà e nelle prove guarda a Dio. 

Nel suo apostolato ha diffuso il vangelo, con una testimonianza ammirevole e soprattutto autentica. 

Dopo molte incomprensioni e sofferenze si ritirò a Vienna. Da una lettera al Nunzio di Vienna scrive: “mi sta a cuore soltanto la gloria di Dio, il bene e la salvezza delle anime, che ora dappertutto corrono gravi rischi” (Textus proprii Liturgiae horarum C.S.s.R, Roma, 1983).

Qui lavorò per dodici anni, continuando un apostolato non solo sociale, ma indispensabile fino a quel 15 marzo 1820, giorno in cui si riunì in cielo, al cospetto di quel Padre che dona, con larghezza, a chi molto ha amato. Canonizzato da San Pio X nel 1909.

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