Mosca, 18 February, 2019 / 4:00 PM
Il Patriarcato di Mosca lo aveva detto: avrebbe lasciato i tavoli multilaterali, ma avrebbe continuato i rapporti bilaterali con la Chiesa Cattolica. E così è stato: non ha partecipato all’ultimo incontro della Commissione Teologica Mista Cattolico Ortodossa, ma ha comunque organizzato l’incontro del Gruppo di Coordinamento culturale tra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica.
È, questo gruppo, la via privilegiata del dialogo con la Chiesa Cattolica del Patriarcato di Mosca, e non è un caso che il metropolita Hilarion ne abbia parlato diffusamente anche nel suo intervento al Sinodo sui giovani lo scorso ottobre.
La delegazione del Patriarcato di Mosca era guidata dal metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, e includeva il metropolita Tikhon, che guida il Consiglio Patriarcale della Cultura, e il suo vice, lo ieromonaco Pavel; e poi lo ieromonaco Stefan, segretario del dipartimento per le relazioni inter-Cristiane; il reverendo Alexy Dikarev, lo ieromonaco Pavel, vicerettore all’Istituto Teologico Santi Cirilli e Metodio, e il direttore del Coro Sinodale d Mosca Alexey Puzakov.
A guidare la delegazione cattolica c’era invece il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Russia; padre Carlo Casalone, della Pontificia Accademia per la vita; padre Hyacinthe Destivelle, del Pontificio Consiglio per la Promzione dell’Unità dei Cristiani; padre Kirill Gorbunov dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca; e il Pyotr Gumeynuk, di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Il gruppo di lavoro è stato stabilito nel 2015, e questo è stato il suo incontro. In questi anni, il gruppo ha organizzato diversi eventi in Russia ed Italia. “Ha aiutato le persone a conoscere di più delle tradizioni spirituali delle Chiese dell’Est e dell’Ovest”.
Il gruppo ha discusso diversi nuovi progetti da portare avanti nel 2019 e nel 2020: concerti di musica religiosa, conferenze congiunte, presentazione di libri. Ci sarà anche l’annuale scambio di studenti.
L’incontro è avvenuto il giorno seguente la commemorazione dell’incontro tra Papa Francesco e Kirill, avvenuta il 12 febbraio 2016 all’Avana. Si è trattato del terzo incontro del genere, dopo quelli di Friburgo nel 2017 e di Vienna nel 2018.
Il tema dell’incontro di quest’anno è stato “il fine vita”, uno dei temi affrontati dalla dichiarazione congiunta firmata all’Avana.
Nel suo intervento, il Cardinale Koch ha sottolineato gli sviluppi nelle relazioni tra Patriarcato di Mosca e Chiesa Cattolica, con momenti significativi come la traslazione delle reliquie d San Nicola a Mosca e la visita del Cardinale Pietro Parolin in Russia ad agosto 2017, ma anche i corsi estivi organizzati in collaborazione per permettere ai giovani sacerdoti di acquisire una migliore conoscenza reciproca e le mostre congiunte dei Musei vaticani e la galleria Tretyakov.
Il Cardinale Koch ha anche sottolineato che “la questione del fine vita sia sempre stata una sfida”, che oggi questa sfida è ancora più grande per via dei progressi medici, e ha delineato il concetto di “dignità” della persona, a partire dal discorso di Pio XII a 500 medici nel 1957 in cui il Papa si dichiarò a favore di cure palliative contro ogni trattamento aggressivo, posizione poi sviluppata nella dichiarazione Iura et Bona della Congregazione della Dottrina della Fede che nel 1980 si pronunciava sull’eutanasia. Il Cardinale Koch ha anche ricordato che il catechismo “incoraggia le cure palliative”, posizione presa anche da Papa Francesco in un messaggio inviato al meeting europeo della World Medical Association, svoltosi in Vaticano nel novembre 2017.
Il Cardinale Koch ha notato che la Chiesa Ortodossa Russa ha sviluppato la stessa sensibilità, e in particolare nelle Basis of the Social Doctrine of the Russian Orthodox Church adottate dal consiglio di Mosca del 2000.
Anche l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accadmeia della Vita, ha partecipato alla conferenza. Nel suo intervento, il presule ha detto che “la parabola del Buon samaritano assume una nuova dimensione nella società tecnologica e iper-connessa”. Parlando della sfida del fine, l’arcivescovo Paglia ha detto che la Pontificia Accademia per la Vita ha inserito le cure palliative tra i temi dell’impegno, e che queste non implicano “pazienti”, ma “persone, con tutto il loro bagaglio fisico, psicologico, culturale e spirituale”, che hanno bisogno anche di “familiari e di quanti operano per la loro salute”.
Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha poi sottolineato che “l’esperienza dice che la domanda di eutanasia o di suicidio assistito è nella quasi totalità dei casi figlia dell’abbandono sociale e terapeutico del malato”, mentre “una volta che si sia messa in atto una valida presa in carico multidisciplinare del paziente e coinvolta positivamente la rete di relazioni affettive e professionali, è rarissimo trovarsi di fronte a una richiesta di morte”.
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