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Un servizio di EWTN News

Abusi:in un libro di Gianfranco Svidercoschi le domande del credente davanti allo scandalo

“Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti.”

Così scriveva Benedetto XVI nella lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale a giugno 2009. Sono passati 10 anni e la temperie anti ecclesiale ha fatto breccia anche dentro la Chiesa stessa, tra i fedeli più fedeli che si sono sentiti confusi e traditi. Da cosa? Dal peccato anche tra i religiosi? O piuttosto dall’assalto mediatico?

A queste domande vuole rispondere il libro di Gianfranco Svidercoschi: “ Chiesa liberati dal male! Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia.” Edito da Rubettino.

Il libro è scritto in modo sapiente e veemente. E si potrebbe partire dalla conclusione: serve più Vangelo. Servono uomini e donne di fede che diventino sacerdoti e consacrati fedeli al Vangelo, che mettano al centro Cristo.

E qui il lettore avvertito ripensa ad un testo in particolare:Gesù di Nazaret di Benedetto XVI. O ancora alle parole di inizio pontificato di San Giovanni Paolo II che la gente, i fedeli, volle “santo subito”.

Cosa è successo allora in questi anni? Dove si è persa la fede della gente semplice?

Svidercoschi ripercorre le pagine più tristi della vicenda degli abusi del clero e inizia da due santi: Pier Damiani e Giovanni Calasanzio. Due uomini avvertiti del peccato clericale contro i più piccoli.

I santi e non la Istituzione, non la gerarchia? Ma del resto la Chiesa non è solo la gerarchia come ci insegna il Concilio Vaticano II, ma tutto il popolo di Dio.

Svidercoschi riprende il filo dei fatti recenti che hanno riempito le pagine dei giornali. Per alcuni sono proprio le notizie dei giornali ad aver tolto il velo su crimini che perpetravano nel silenzio.

Si ma nel silenzio di chi? Non solo del clero, ma anche dei fedeli. Perché i bambini sono in primo luogo figli. E anche gli abusatori.

Ecco allora il cuore della questione: la famiglia. L’attenzione ai bambini parte da lì, e anche il rispetto dei più piccoli, la forza della fede, e una sessualità sana.

Svidercoschi lo sottolinea: il 70 per cento degli abusi avviene in famiglia. E più la famiglia è “allargata” più è alto il rischio.

Ma certo sottolineare solo quello che avviene nel clero è più drammatico.

Svidercoschi si pone le domande dell’uomo comune che si chiede perché la Chiesa non faccia abbastanza, non urli con le vittime etc. Domande legittime, come legittimo è l’urlo delle vittime.

Ma ce ne sono anche altre: davvero la Chiesa, la gerarchia, non ha fatto nulla? Davvero quello è il solo peccato che turba i fedeli? Davvero la società ne è stata immune?

Svidercoschi offre spunti nel suo libro anche per queste domande. Ma oltre la cronaca la questione più grave per l’autore è il peccato di “clericalismo”.

Un capitolo intero è dedicato proprio a questo, alla necessità di smantellarlo.

E per farlo, dice, occorre una maggiore attenzione alla formazione sacerdotale. Giusto. Ma la la Chiesa del dopo Concilio Vaticano II se ne è occupata. Tanto da dedicare un sinodo intero ai preti e uno ai vescovi.

Benedetto XVI nel 2009 decise un anno sacerdotale proprio per riportare alla attenzione dei preti e dei giovani che volevano diventarlo cosa significa esserlo.

Ma certo mediaticamente è stato poco interessante sentire omelie e leggere testi sulla santità del Curato d’ Ars, su come coltivare la spiritualità, come essere uno in Cristo. Poca pubblicità, poca presa sui fedeli che leggono più i giornali che il Vangelo.

Altra questione sensibile che Svidercoschi affronta quella della sessualità. La società contemporanea certo non è un invito alla castità, alla sana affettività. Si passa dalla licenziosità più assoluta al puritanesimo bacchettone. E il passato non era certo più facile.

Ecco il libro ha il suo punto massimo nell’ultimo capitolo: Una rifondazione evangelica. Ma il Popolo di Dio avrà la forza di farla? Insieme alle Gerarchie, e magari in contrasto con il così detto “sentire comune”?.

La questione rimane aperta, e forse è la domanda che si deve porre ognuno. La sfida non è solo per la Chiesa di Roma, ma per ogni uomo o donna che si proclama seguace di Gesù.

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