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Pastorale dei giovani di Torino: attività, educazione, festa

La pastorale dei giovani e dei ragazzi di Torino è densa di attività. Perché è stata questa la volontà dell’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, quando aprì ufficialmente il Sinodo dei Giovani il 18 novembre 2012. L'Ufficio è al servizio dell'Arcivescovo, per sensibilizzare e promuovere lo spirito e il senso del Sinodo, da non intendersi come evento, ma come percorso e stile di vita. ACI Stampa ha incontrato a Panama per la GMG Don Luca Ramello, responsabile della pastorale dei giovani di Torino.

Don Luca quali sono le attività principali dedicate ai giovani della Diocesi di Torino?

Noi siamo in un cammino che dura ormai da 7 e 8 anni. Abbiamo un progetto educativo che ha alcuni punti fermi: la valorizzazione dei giovani di tutte le fasce d’età. Non solo quindi una pastorale giovanile ristretta, ma pensando ad un’intera comunità che si prende cura dei giovani. Poi il riferimento al territorio, guardando alle realtà anche molto piccole. Tre, stiamo puntando tantissimo agli “ambiti di vita”. Guardiamo alla vita come luogo di responsabilità e testimonianza. Il progetto riguarda campi di sessualità, studio e lavoro, il servizio con i poveri e i sofferenti, la dimensione politica, la cultura, lo sport. Una mappa concettuale che non è tanto uno schema di cose da fare, ma di attenzione da avere per non perderci la vita.

E l’educazione?

Si, stiamo ripensando le figure educative, il prete è necessario, ma dobbiamo ripensarlo. Non dobbiamo più restare ancora alla figura del prete di venti anni fa. Perché non ci sono più preti in ogni parrocchia. Abbiamo un progetto che si chiama “cabina di regia”, nome tecnico gruppetto di preti e giovani che hanno il compito di mantenere sul solco apostolico la pastorale. Stiamo facendo un giro con il Vescovo per conoscere tutte le cabine di regia. Poi stiamo cercando di rivedere la funzione dell’oratorio. Non solo oratori per piccoli o per le attività estive, ma ripensare ad un oratorio che è casa, luogo dove si studia e ci si ritrova.

Cosa si può fare di più per i giovani della nostra Chiesa?

Per primo avere cura della loro vita, il nostro amore per loro è interessato, ma l’amore di Dio è gratuito. Dall’altra parte spronarli , buttarli giù dal divano, metterli in cammino. Non puntare su 3 o 4 ragazzi, ma su tutti.

Voi come gruppo avete partecipato alla GMG, come è andata?

Questa GMG è stata molto intensa rispetto alle altre. Siamo stati ospiti presso la diocesi di Chitrè, è stata un’esperienza forte, che ci ha toccato il cuore. Abbiamo gustato di più tutto perché erano davvero pochi i ragazzi italiani. E’ l’idea di un fede come evento di gioia, perché qui ogni cosa è accompagnata da canti e balli.

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