Panama, 26 January, 2019 / 1:08 AM
È una Chiesa che “sostiene e che accompagna”, che sa essere presente “nella vita e nelle croci di tanti cristi che cammino al nostro fianco”, quella delineata da Papa Francesco nella lunga preghiera della Via Crucis nel Campo di Santa Maria La Antigua.
Il venerdì, nel programma delle Giornate Mondiali della Gioventù, è giorno di penitenza e di Via Crucis, che prepara poi al grande pellegrinaggio del sabato, verso la Veglia e la Messa finale. Papa Francesco ha iniziato questa giornata a Pacora, con i giovani privati della libertà, confessandone alcuni del Centro de Cumplimiento de Menores.
Quindi, dopo un pomeriggio libero in cui ha incontrato le Scholas Occurentes, l’arrivo al Campo, per una Via Crucis che è “una grazia e un rischio” e mostra tutta la realtà del Centro America, nazione per nazione, quasi a riproporre quell’idea di “patria grande” che ha permeato il primo discorso di Papa Francesco a Panama. Il quale, davanti ai giovani, ricorda i molti modi in cui oggi si prolunga il dolore di Cristo, dai bambini non nati perché abortiti al dramma delle popolazioni indigene, presente in questa GMG sin da prima che iniziasse.
Sì, è proprio la Giornata Mondiale dell’America Centrale, e tutti i Paesi sono stati coinvolti, così come tutti questi Paesi hanno chiesto a Papa Francesco di svolgere a Panama la GMG, proprio per permettere ai loro giovani di partecipare. Ma anche le altre nazioni dell'America Latina sono coinvolte. C'è anche il suono del portoghese di chi viene dal Brasile.
Il percorso della Via Crucis comincia dall’Honduras, e il tema è quello di poveri, giovani e vocazioni; Cuba è la protagonista della seconda stazione, dedicata a unità ed ecumenismo, mentre El Salvador parla della Chiesa dei martiri, e non a caso visto che si tratta della patria di San Oscar Romero, uno dei patroni della Giornata Mondiale della Gioventù di Panama.
Il tema delle popolazioni indigene è affrontato dal Guatemala, nella quarta stazione, la quinta stazione è sul tema dell’ecologia, mentre il Venezuela, nella sesta stazione, tocca il tema dei migranti. La settima stazione è sul tema dei disastri naturali, l’ottava su giovani e speranza e la nona, affidata alla Repubblica Dominicana, affronta il tema della violenza contro le donne.
La Colombia si occupa di diritti umani nella decima stazione, a Puerto Rico è affidato il tema della corruzione nella undicesima stazione, il Belize si occupa delle madri nella società nella dodicesima stazione, mentre il Messico organizza la tredicesima stazione, su terrorismo e assassini. Il Nicaragua è l’ultima nazione coinvolta, e il tema che affronta è quello dell’aborto.
Alla fine di tutto, Panama fa una esortazione: dalla Croce alla luce. Anche se ormai è buio, perché durante la Via Crucis il sole è tramontato, accompagnando in maniera suggestiva il cammino di Gesù verso la croce. Ed è a questo punto che Papa Francesco prende la parola.
La sua è una preghiera al “Signore, Padre di Misericordia”, al termine della Via Crucis, un “cammino di sofferenza e solitudine che continua ancora oggi”, perché Gesù “cammina e soffre in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, e che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”.
Papa Francesco sottolinea che anche “noi, tuoi amici” siamo presi “dall’apatia e dall’immobilismo”, non poche volte il “conformismo ci ha sconfitto e paralizzato”, tanto il volto di Gesù non è stato riconosciuto “nel fratello che soffre”, “ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca per non gridare”.
È la tentazione di essere amici “nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso”, che rende “facile cadere nella cultura del bullismo, delle molesti e dell’intimidazione”.
Invece il Signore – dice Papa Francesco – si è “identificato con ogni sofferenza, con tutti quelli che si sentono dimenticati”, ha “abbracciato quelli che tante volte consideriamo indegni di un abbraccio, di una carezza, di una benedizione”, si unisce “alla via crucis di ogni giovane, di ogni situazione per trasformarla in via di Risurrezione”.
Sono tanti i momenti in cui si prolunga la Via Crucis: nel “grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere una infanzia, una famiglia, una educazione”; nelle donne “maltrattate, sfruttate e abbandonate”; nei giovani che “si vedono strappare via le loro speranze di futuro nella mancanza di educazione e di lavoro degno” o in quelli che cadono “nelle reti di gente senza scrupoli” di “sfruttamento, criminalità e abuso”.
Papa Francesco continua l’elenco: la Via Crucis è prolungata dalle vittime di droga, alcol, prostituzione e tratta, privati del presente, oltre che nel futuro; nei giovani “accigliati che hanno perso la capacità di sognare” e “vanno in pensione con la pena della rassegnazione e del conformismo.
Ma si prolunga anche nel “dolore occulto” di quanti “trovano rifiuto, dolore e miseria” invece di “solidarietà da parte una società piena di abbondanza”, nei “vecchi abbandonati e scartati”, e “nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e di cultura”, nonché nella “nostra madre terra”, che è “ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione”.
Infine, la Via Crucis – dice Papa Francesco - è prolungata in una “una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore.”
Ma se Gesù continua a camminare, “noi – chiede il Papa – come reagiamo di fronte a Gesù che soffre, cammina, emigra nel volto di tanti nostri amici, di tanti sconosciuti che abbiamo imparato a rendere invisibili?”. E ancora, aiutiamo Dio a portare il peso della croce “facendoci operatori di pace, creatori di alleanze, fermenti di fraternità”?
Papa Francesco chiede di guardare all’esempio di Maria, che rimase in piedi accanto alla croce, davanti al dolore del figlio “che soffrì, ma che non la piegò”.
Come Maria, afferma Papa Francesco, “anche noi desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco”.
E da Maria si deve imparare a “dire sì alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono ‘nei guai’,” e il sì “alla pazienza testarda e alla creatività di quelli che non si perdono d’animo”, di quelli che “non tacciono di fronte alla cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione”, nonché l’apertura ad “accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro”.
Come Maria – continua Papa Francesco – “vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale”.
Da lei, si impara in fondo a stare “in piedi accanto alla croce, non con un cuore blindato e chiuso, ma con un cuore che sappia accompagnare”, e che sia “esperto di pietà, trattando con rispetto, delicatezza e comprensione”. Con l’obiettivo di essere “una Chiesa della memoria che rispetti e valorizzi gli anziani e rivendichi per essi un loro spazio”.
La preghiera di Papa Francesco è, in sintesi, quella di imparare a “stare ai piedi della croce, ai piedi delle croci”, con gli occhi aperti per essere riscattati dalla “paralisi e dalla confusione, dalla paura e dalla disperazione”.
Il programma di Papa Francesco prevedeva una lunga pausa dalle attività nel pomeriggio. Il Papa ne ha approfittato per incontrare nella Nunziatura Apostolica un gruppo di giovani di Scholas Occurrentes, il progetto educativo che Papa Francesco appoggiava quando era Cardinale e arcivescovo di Buenos Aires e che ora si è trasformata in fondazione di diritto pontificio.
(La storia continua sotto)
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Secondo una nota della Sala Stampa della Santa Sede, l’incontro è durato 30 minuti, e “il Santo Padre, rivolgendosi ai giovani, li ha ringraziati per aver parlato di questioni concrete e ha messo l’accento sull’importanza del dialogo tra giovani e anziani, specialmente i nonni, e sul valore delle radici. In particolare una giovane dell’Honduras ha cantato una commovente canzone da lei scritta contro il bullismo, che ha molto colpito il Santo Padre”.
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