Santo Domingo, 17 July, 2015 / 8:59 AM
Contro le “colonizzazioni ideologiche” che minacciano la famiglia insorgono i vescovi dominicani. Il 14 luglio hanno diffuso una nota contro il progetto di legge sulla saluta riproduttiva che si sta discutendo in questi giorni. Un progetto, scrivono, da respingere “energicamente, sia nella sua forma che nel suo contenuto” quello sulla salute sessuale e riproduttiva nella Repubblica Dominicana, una proposta normativa “non deve essere approvata senza la partecipazione di tutta la società al dibattito”.
Il progetto presenta numerosi punti critici: permette l’aborto agli adolescenti limitando ai soli casi di emergenza l’obbligo di informare i rispettivi genitori; impone l’inserimento, nei programmi scolastici, di un’educazione sessuale che introduce al piacere ed all’erotismo. Infine, la proposta normativa non prevede, in caso di aborto, la possibilità di obiezione di coscienza per medici ed infermieri.
Per questo, i vescovi in quanto “membri del popolo dominicano” chiedono ai legislatori di “convocare tutti gli attori sociali per redigere una legge che non riduca l’educazione sessuale alla sfera genitale”, ma che promuova “un’educazione integrale della persona umana”. Di qui, l’appello che la Chiesa dominicana lancia per la difesa di alcuni principi fondamentali, tra cui “il diritto alla vita” che “non può essere interpretato solo dal punto di vista del piacere”, ma va inquadrato “nell’ottica della responsabilità”, condizione necessaria per una “vita nel senso pieno del termine”.
Per i vescovi è importante ricordare che “non si può concepire una vita sessuale svincolata dalle tappe dello sviluppo biologico, psicologico ed integrale della persona umana”, poiché “l’età è correlata alla sessualità”. E per questo “i primi responsabili dell’educazione integrale dei figli, inclusa l’educazione sessuale, sono i genitori. Questo compito continua fino allo sviluppo completo dei giovani, uno sviluppo che permetta loro l’esercizio maturo della libertà con responsabilità”. “Lo Stato – si legge nella nota – non può togliere alla famiglia il diritto ed il dovere che ha di essere la prima educatrice dei cittadini”.
L’episcopato di Santo Domingo ricorda anche che “a seguito della riforma costituzionale del 2010, è stato stabilito di dedicare l’articolo 37 della Carta fondamentale alla difesa della vita dal concepimento e fino alla morte naturale”. Qualunque “nuovo dibattito per approvare l’aborto”, dunque, “è incostituzionale”. Non solo: “in un regime di libertà di culto non può essere approvata una legge che limiti questa stessa libertà, dal momento che questo contraddice la Costituzione ed i principi democratici fondamentali”.
A proposito poi della obiezione di coscienza, in ogni società democratica l’obiezione di coscienza “è un diritto inalienabile della persona” e quindi “qualsiasi penalizzazione” di tale principio per un medico, in riferimento all’aborto, “è una flagrante violazione della libertà dell’essere umano”. Per questo, la Chiesa dominicana afferma che, “in accordo con la scienza”, va sostenuta e promossa “un’educazione integrale che rispetti le tappe dello sviluppo dell’individuo, il primato dei genitori nell’educazione e che educhi ad un autentico e responsabile esercizio della libertà umana”.
L’appello finale del testo dei vescovi a tutta la cittadinanza e per la salvaguardia dei “valori nazionali più elevati”, opponendosi “ad un progetto di legge che, chiaramente, segue quella che Papa Francesco chiama ‘colonizzazione ideologica’”.
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