Città del Vaticano , 30 December, 2018 / 12:13 AM
Stupore e angoscia sono le caratteristiche del brano del Vangelo di oggi, che vede Maria e Giuseppe angosciati perché non trovano Gesù per tre giorni, e lo ritrovano poi nel tempio. E questa angoscia – afferma il Papa – dovrebbe essere nostra quando ci allontaniamo da Gesù per più di tre giorni, ricordando che, come Maria e Giuseppe lo trovarono nel tempio, anche noi possiamo trovare Gesù in Chiesa, nell’Eucarestia. E, al termine dell'Angelus, la preghiera per la Repubblica Democratica del Congo, che oggi è chiamata a difficili elezioni.
Ultimo Angelus dell’anno, per Papa Francesco. Domani, il Te Deum nella Basilica di San Pietro concluderà l’anno civile, e si riprenderà l’1 gennaio con la Giornata Mondiale della Pace, per un 2019 che si aspetta denso di impegni e di viaggi (già confermati Panama, Emirati Arabi Uniti, Marocco e Macedonia e Bulgaria).
Il Vangelo del giorno è quello in cui la Santa Famiglia si reca a Gerusalemme, per la festa di Pasqua, e al ritorno smarrisce Gesù, ritrovato poi nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con loro. Maria e Giuseppe sono stupiti dalla sapienza del piccolo, ma Maria manifesta anche apprensione.
Stupore e angoscia sono le due chiavi per il brano del Vangelo, sottolinea Papa Francesco.
Il Papa ricorda che lo stupore non viene meno “nemmeno in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù”, perché Maria e Giuseppe si stupiscono di fronte “alla graduale manifestazione del figlio di Dio”, così come si stupiscono i dottori nel tempio.
“Stupirsi e meravigliarsi – sottolinea Papa Francesco - è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri”.
Papa Francesco spiega che “stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere i rapporti degli altri”, che è "il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri", ma è piuttosto un atteggiamento “importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare”. Aggiunge il Papa: "Quando ci sono problemi nelle famiglie, diamo per scontato che noi abbiamo ragione e chiudiamo la porta agli altri. E invece si deve pensare: quale cosa di buono ha questa persona? E meravigliarsi per quel qualcosa di buono, e questo aiuta l'unità della famiglia".
Papa Francesco consiglia dunque di farlo per "guarire le ferite familiari".
C’è poi l’angoscia che Maria e Giuseppe sperimentano quando non trovano Gesù, una angoscia che “manifesta la centralità di Gesù nella Santa Famiglia”, perché Gesù cresceva, sì, in età, sapienza e grazia, ma soprattutto “cresceva nel loro cuore” e “a poco a poco aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti”.
Papa Francesco spiega che “la famiglia di Nazareth è Santa perché è centrata su Gesù, a lui erano rivolte tutte le attenzioni e le sollecitudini di Maria e di Giuseppe”.
“Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù – dice Papa Francesco – dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da lui”. E dovremmo, aggiunge il Papa, “provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia." Continua Papa Francesco: "Tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù, e questo è molto brutto. Dovremmo sentire l'angoscia quando succedono queste cose".
E se, dice il Papa Maria e Giuseppe cercarono e trovarono Gesù nel tempio, anche noi possiamo trovarlo nella casa di Dio, e in particolare nella celebrazione eucaristica, durante la quale “facciamo esperienza viva di Cristo”, e Lui “ci parla, ci offre la sua Parola che illumina il nostro cammino, ci dona il suo corpo nell’Eucarestia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno”.
Papa Francesco conclude pregando “per tutte le famiglie del mondo, specialmente quelle in cui, per vari motivi, mancano la pace e l’armonia. E le affidiamo alla protezione della Santa Famiglia di Nazareth”.
Al termine dell'Angelus, la preghiera di Papa Francesco per "tutti coloro che nella Repubblica democratica del Congo soffrono a causa della violenza e dell’Ebola. Auspico che tutti si impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e pacifico svolgimento delle elezioni".
Infine, Papa Francesco augura una "serena fine d'anno".
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