Città del Vaticano , 16 November, 2018 / 10:00 AM
“Joseph Ratzinger ha colto tutto il travaglio culturale e spirituale dell’ Europa, un travaglio che ha radici lontane, segnato dalla “secolarizzazione”, ancor prima che dalla trasformazione in senso multiculturale del tessuto sociale, e che ha determinato una crisi della “cristianità” o della civiltà cristiana”.
Sono parole di Marta Cartabia vice presidente della Corte Costituzionale italiana che ieri è intervenuta all’VIII Simposio internazionale promosso dalla Fondazione Ratzinger, sul tema “Diritti fondamentali e conflitti fra diritti”, che si svolge a Roma, presso l’Università LUMSA.
Il tema della laicità positiva è stato al centro della relazione della costituzionalista facendo eco alle parole del messaggio di saluto di Papa Benedetto che definisce importante la “problematica della “moltiplicazione dei diritti” e del rischio “della distruzione dell’idea di diritto””.
L’illuminismo credeva di rendere neutra la questione della religione nello stato ma di fatto si è rivelata “insufficiente e illusoria” dice Cartabia perchè non è in grado di fornire soluzioni rispettose ad un tempo dei diritti dei credenti e dei non-credenti.
Insomma la laicità va ripensata. E il terreno di scontro per così dire è proprio quello dei nuovi diritti che “mirano alla rimozione di limiti al libero agire umano che le leggi imponevano, avendoli in gran parte ereditati dalla morale cristiana”.
Ovviamente non sono i diritti in quanto tali ad essere un problema per il rapporto stato - Chiesa/ religione. Bensì quei “nuovi diritti” che trasformano l’ etica pubblica. Famiglia, morale sessuale, atti di disposizione del proprio corpo, uso della tecnologia in materia di tutela della salute, determinazioni di fine vita, confini della ricerca scientifica e tutto quello che esprime “una cultura liberale, permissiva, volta a rimuovere limiti e ostacoli al libero dispiegarsi delle scelte individuali”.
Di fatto si tratta di un mancato rispetto della vera dignità umana. Ed un fatto che, sottolinea la Cartabia, nel nostro tempo la legge positiva dello Stato è sempre meno informata ai valori della morale cristiana, e la distanza va crescendo.
La costituzionalista aggiunge che proprio Ratzinger avverte il rischio di una politica che pretenda di collocare il cielo in terra, ma “il potere politico non ha come compito la salvezza dell’uomo. Questo sfugge alle sue capacità. Spetta solo al Redentore, a cui nessun potere umano, laico o cristiano, potrà mai sostituirsi” e quindi quando lo Stato pretende ciò che non può “diventa demoniaco e tirannico” come disse Joseph Ratzinger al Bundestag in una omelia nel 1981.
Dunque lo stato non è mai perfetto e la vera libertà l’uomo la deve conquistare per il bene . “Se ci fossero strutture che fissassero in modo irrevocabile una determinata, buona, condizione del mondo, sarebbe negata la libertà dell'uomo, e per questo motivo non sarebbero, in definitiva, per nulla strutture buone” si legge nella Spe Salvi.
Qual è allora il ruolo pubblico della religione? Le parole di Benedetto XVI a Westminister sono una guida serve “un ruolo correttivo della religione nei confronti della ragione”, che può sostenere la ragione nella ricerca dei necessari principi morali; e, viceversa, vi è «un ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione», che la libera dai fanatismi, dai settarismi e da ogni altra distorsione.
Ma se l’idea dei diritti umani non è separabile dall’ idea di Dio è anche vero che dove Dio non c’è in una norma o legge la obiezione di coscienza non è sempre un bene. Dice Cantabria: “L’obiezione di coscienza alimenta la convinzione che la religione non sia compatibile con le democrazie liberali fondate sui diritti umani” e “ si tratta di uno strumento divisivo”. Sono rimedi estremi.
La Cantabria ha ricordato però gli interventi di alcuni corti costituzionali per affrontare il tema die nuovi diritti. “La stessa Corte costituzionale italiana ha testualmente affermato che quando i diritti sono affermati in modo assoluto essi divengono “tiranni”, perciò occorre sempre procedere al loro reciproco bilanciamento” in una sentenza del 2013.
L’idea da seguire è quello dell’ accomodamento ragionevole per la costituzionalista italiana, una scelta di una terza via in una questione di rispetto del diritto. Potremmo anche chiamarlo compromesso e buon senso, o anche dialogo tra due parti con l’aiuto di una parte terza. Dalla “laicità neutrale” all’accomodamento ragionevole, la strada è quella indicata da Joseph Ratzinger che sempre nella omelia al Bundestang diceva: “ la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità. Non è morale il moralismo dell’avventura, che intende realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell’uomo e compie, entro queste misure, l’opera dell’uomo. Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”.
Domani Papa Francesco ricevei partecipanti al Simposio e consegna il Premio della Fondazione Ratzinger in una cerimonia nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
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