Come rispondere alla recente epidemia di Zika? Se lo sono chiesi 30 tra professionisti e missionari della Caritas che si sono incontrati a Roma nella seconda settimana di dicembre. Hanno fatto i conti su come hanno risposto all’epidemia di Ebola (che ha toccato 3 continenti e ha causato 11 mila morti) e hanno sviluppato un modello per rispondere anche ad altre emergenze, come quella di Zika. Padre Peter Konteh ha un lungo lavoro sul campo. È direttore esecutivo di Caritas Freetown, in Liberia. Racconta ad ACI Stampa il lavoro che è stato fatto. E il perché il lavoro sul campo della Chiesa è ancora l’unica possibilità per salvare molte vite.
È un no chiaro e netto, quello della Santa Sede, alle politiche di liberalizzazione dell’aborto per contrastare il virus Zika in nome di un supposto collegamento con casi di microcefalia del feto. Non ci sono mezzi termini nel discorso che l’arcivescovo Bernardito Auza ha tenuto lo scorso 16 febbraio, in una discussione interattiva che è seguita al briefing sul Virus Zika convocata dal Presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.
Il “panico sociale” creato dal virus Zika ha aperto una strada per le lobby LGBT. Che in America Latina stanno spingendo per promuovere l’aborto come una forma di prevenzione qualora ad esserne affette sia una madre incinta, perché il bambino potrebbe essere a rischio di microcefalia. E questo anche se ancora non è stato accertato alcun legame tra la microcefalia dei bambini appena nati.