I nunzi apostolici, gli ambasciatori del Papa, raramente danno interviste. Fanno un lavoro oscuro, diplomatico, di raccordo, e parlano solo in situazioni difficili. L’arcivescovo Vito Rallo, dal 2015 ad oggi nunzio apostolico in Marocco, ha accettato di farlo all’indomani dell’annuncio della sua messa a riposo a 70 anni, un privilegio che solo i diplomatici vaticani possono avere (per tutti, l’età della pensione è di 75 anni).
“Papa Francesco ci ha insegnato che non è un problema essere in pochi. È un problema non avere sapore”. Il Cardinale Cristobal Lopez, arcivescovo di Rabat, guarda indietro al viaggio di Papa Francesco in Marocco, avvenuto un anno fa. Da allora, la piccola Chiesa del Marocco ha continuato la sua strada, rafforzata anche dalla decisione di Papa Francesco di creare cardinale l’arcivescovo di Rabat. È lui a fare con ACI Stampa un punto della situazione, ad un anno dalla visita.
Durante il viaggio di Papa Francesco in Marocco, c’era anche una organizzazione che ha prestato, come sempre, la sua opera in silenzio. C’era ad organizzare il servizio d’ordine alla Messa finale. Ma c’era anche a fianco della Caritas, nel sostegno dei migranti del Mediterraneo. È il Sovrano Ordine di Malta, che è rappresentato in Marocco dall’ambasciatore Julien-Vincent Brunie.
Quella del Marocco dopo la visita di Papa Francesco è una Chiesa che si sente “confortata e incoraggiata” dalla presenza del pontefice ad andare avanti sulla strada che già percorreva, testimoniando Cristo, portando avanti il dialogo con l’Islam e l’esperienza marocchina tutta particolare del dialogo ecumenico. Lo spiega ad ACI Stampa l’arcivescovo Cristobal Lopez Romero , salesiano di Barcellona che è stato anche in Paraguay, Bolivia, Spagna, e che dal marzo 2018 guida l’arcidiocesi di Rabat.
Papa Francesco ha incontrato il re del Marocco e a fianco a lui ha indirizzato un discorso alle autorità civili del Paese, ha firmato una dichiarazione congiunta su Gerusalemme e ha poi visitato la scuola degli imam. E l’incontro tra questi due leader è per Aicha Haddou un modo di dimostrare che la fraternità è possibile.
È il momento più atteso e partecipato della storia del Marocco: la Messa di Papa Francesco nel complesso sportivo Principe Moulay Abdellahal. Papa Francesco celebra la Messa in spagnolo e incentra la sua omelia sul Vangelo odierno: la parabola del figliol prodigo.
L’ultimo incontro del primo intenso giorno di Papa Francesco in Marocco è con i migranti. Il Pontefice li incontra presso la Caritas Diocesana di Rabat. Il Pontefice nel suo discorso definisce la ferita dei migranti e dei rifugiati come una “ferita che grida al cielo”.
Si arriva a Temara attraverso strade polverose, mentre intorno non ci sono solo macchne, ma anche carretti trainati da cavalli nei casi migliori, e in generale da asini. Ed è in questa cittadina di 300 mila persone, 20 chilometri a Sud di Rabat, lontano dall’oceano, che sono arrivate le Figlie della Carità ad aiutare la popolazione. E vi arriverà anche Papa Francesco, il 31 marzo, per una visita privata.
“Noi siamo la periferia. Siamo la periferia del dialogo interreligioso. Siamo la periferia degli studenti e dei lavoratori che vengono a Rabat.” Padre Manuel Corullon Fernandez, spagnolo, è il custode dei Francescani del Marocco. Sta preparando la liturgia per la Messa che Papa Francesco terrà nello stadio di Rabat, e sul tavolo c’è una icona dell’incontro di San Francesco e il Sultano. “La metteremo in sacrestia”, racconta. Perché quello che Papa Francesco farà in Marocco il 30 e 31 marzo è “particolarmente significativo per noi”.
“Sulle orme del mio santo predecessore Giovanni Paolo II vengo come pellegrino di pace e di fratellanza, in un mondo che ne ha tanto bisogno. Come cristiani e musulmani crediamo in Dio Creatore e Misericordioso, che ha creato gli uomini e li ha posti nel mondo perché vivano da fratelli, rispettandosi nelle diversità e aiutandosi nelle necessità. Egli ha affidato loro la terra, nostra casa comune, per custodirla con responsabilità e conservarla per le future generazioni”. È questo il cuore del videomessaggio di Papa Francesco inviato al popolo del Marocco nell’imminenza del viaggio Apostolico che il Pontefice compirà dal 30 al 31 marzo.
Tutto pronto per il viaggio di Papa Francesco in Marocco. Il Direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, evidenzia gli ultimi dettagli nel consueto briefing con i giornalisti, prima della partenza. Quello alla volta del Marocco, Paese in maggioranza musulmano, sarà il 28° viaggio internazionale del Papa, dall’inizio del pontificato.
A pochi giorni dal viaggio del papa in Marocco il vescovo di Tangeri, monsignor Santiago Agrelo Martinez, ha scritto una lettera alla comunità cristiana, in cui ha sottolineato che esso è uno sprone affinché lavorino per la pace: “Per cristiani e musulmani, è la chiamata a lavorare per la pace, ad agire secondo giustizia, a essere solidali gli uni con gli altri, a promuovere la libertà di tutti. Se in passato potevano separarci due certezze, oggi deve unirci un’unica ricerca. Se abbiamo scritto una storia fratricida nel nome di due fedi, è tempo di scriverne un’altra che agli occhi di tutti risulti fraterna, unita da vincoli di clemenza e misericordia”.
È stata fondata nel 2005, e già nel 2016 era stata ampliata con una grande ala. La Scuola degli Imam voluta a Re Mohammed VI del Marocco, che da lui prende il nome, è diventata presto un punto di riferimento nel mondo musulmano. Il centro di studi di quello che il Marocco vuole promuovere come Islam moderato e tollerante.
Si chiama al Mowafaqa, che è la parola araba che significa “accordo” , ed è un istituto teologico ecumenico, fondato nel 2012 sotto gli auspici del Ministero degli Affari Religiosi e dell’arcidiocesi di Rabat. Papa Francesco non vi farà visita. Ma saranno gli studenti a partecipare alla Messa a Rabat, e magari a salutare Papa Francesco.
Alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Marocco, l’arcivescovo di Rabat Cristobal Lopez chiede a tutti i fedeli di non concentrarsi tanto sul Papa come “celebrità”, ma piuttosto di ascoltare il suo messaggio.
Due incontri interreligiosi, uno a Rabat e a Casablanca; la presa di contatto con realtà del dialogo ecumenico come l’Istituto ecumenico di Teologia al Mowafaqa; l’incontro con i migranti, che è un omaggio al lavoro svolto da Caritas Marocco in questi anni: sono gli appuntamenti di Papa Francesco in Marocco, dove sarà il 30 e il 31 marzo.
Si chiamavano Berardo, Pietro, Ottone e Adiuto e Accursio. I primi tre erano sacerdoti, gli altri frati laici. Furono tra i primi ad abbracciare la vita minoritica, e furono i primi missionari inviati da Francesco d’Assisi nelle Terre dei Saraceni. Predicarono il Vangelo nelle Moschee di Spagna e si spinsero fino al Marocco. Torturati, minacciati, furono infine martirizzati il 16 gennaio 1220.
La croce cristiana e la mezzaluna islamica, i colori del Marocco e della Santa Sede, il motto “Servitore di Speranza”: il logo del viaggio di Papa Francesco in Marocco si presenta così, in maniera stilizzata, a testimoniare la dimensione dell’incontro.
Sarà “Servitore di speranza” il motto del viaggio di Papa Francesco in Marocco. Il Papa sarà nel Paese maghrebino il 30 e 31 marzo 2019, come è stato annunciato qualche giorno fa. Per il logo, si dovrà ancora aspettare: la Conferenza Episcopale del Paese ha organizzato un concorso per realizzare un logo della visita apostolica del Papa.