Non solo la “responsabilità della ricchezza”, un tema centrale in un Paese propsero come il Lussemburgo, e la questione dell’accoglienza ai migranti, sempre al centro del pontificato di Papa Francesco. Ma anche la responsabilità della pace, appello da lanciare nel piccolo Granducato al centro dell’Europa che si è ricostruito dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale ed è stato parte di quel processo di costruzione europea che aveva proprio l’intesa di portare la pace nel vecchio continente. Ed è da qui che Papa Francesco fa un appello contro “la sclerosi” della memoria, che emerge in nuovi conflitti in Europa – e il pensiero indiretto non può non essere all’Ucraina – e che riporta agli errori del passato.
Non sarà un viaggio dai temi politici, e non sarà un viaggio nelle istituzioni europee. Quello di Papa Francesco in Belgio e Lussemburgo nasce come un viaggio pastorale, con una occasione precisa: i 600 anni dell’Università Cattolica di Lovanio, stabilita da Martino V nel 1425. Una occasione che è il centro della visita, e che va a toccare anche le divisioni della società belga, perché Lovanio dal 1968 è diventata due università: la Katholieke Universiteit Leuven, di lingua fiamminga, e la Université Caholique de Louvain, di lingua francese, con sede a Louvain-la-Neuve.Papa, una cittadina costruita proprio per dare una sede a questo nuovo campus. Ma sarà anche un viaggio che culminerà con la beatificazione di Anna da Gesù, una mistica carmelitana, e poi incontri con i rifugiati e con le vittime di abusi.