L’ultimo martire beatificato fu un samurai che non morì ucciso, ma morì a causa della persecuzione nelle Filippine, dove era giunto in esilio con altri cristiana. Justus Takayama Ukon, il samurai di Cristo, si è aggiunto nel 2017 alla schiera di martiri giapponesi, a centinaia, tutti periti tra il XVI e il XVIII secolo. E la sua storia, come quella di tutti gli altri periti per non abiurare la loro fede, sta a raccontare come il Giappone sia davvero una storia di martiri.
Incontrando autorità politiche e diplomatiche del Giappone, Papa Francesco chiede che “la dignità umana sia al centro di ogni attività” sia essa politica, sociale ed economica”, e fa un appello per la cura di “giovani, che spesso si sentono oppressi dalla crescita” e per gli anziani.
Il Parco del Memorale della pace di Hiroshima sorge proprio nel luogo in cui quel 6 agosto 1945 esplose la bomba atomica. Papa Francesco arriva al Memoriale intorno alle 18.40 ( 10.40 di Roma), lo aspettano circa 1300 persone tra fedeli, leader religiosi e vittime di quel terribile ordigno.
I martiri del Giappone come i martiri di oggi. Dopo la visita al memoriale della bomba di Nagasaki, Papa Francesco va al memoriale di San Paolo Miki e compagni, uccisi nel XVI secolo, e li unisce idealmente ai martiri del XXI secolo, chiede di alzare la voce perché “la libertà religiosa sia garantita a tutti e in ogni angolo del pianeta”, ma anche contro la manipolazione delle religioni.
Veniva da un incontro di legislatori cattolici il sottosegretariato di Stato sui cristiani perseguitati lanciato dall’Ungheria nel 2016. E un incontro di comunicatori cristiani sponsorizzati dal ministero degli Esteri ungherese, cui partecipava anche l’ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede Eduard Habsburg, è stato l’occasione per fare il bilancio del programma Hungary Helps, che tocca anche tanti temi di interesse della diplomazia pontificia.