La Cina è straordinariamente vicina, in una Singapore che festeggia il centounesimo anniversario della nascita di colui che fu primo ministro della piccola città-Stato dal 1959 al 1990, Lee Kuan Yew. Papa Francesco lo ricorda nel suo discorso, perché fu sotto Lee che Singapore raggiunse lo straordinario livello di progresso che vive ora. Il Papa, tuttavia, invita a non guardare a tutto con un pragmatismo che sembra includere per merito ma che esclude i più poveri, chiede a Singapore di concentrarsi su famiglia e ambiente, e loda l’impegno multilaterale del Paese, che in questo caso significa anche buone relazioni con la Cina.
Eccezionalmente, il primo incontro di Papa Francesco a Singapore è stato quello privato con un gruppo di gesuiti locali, che il Papa inserisce in ogni viaggio. Ma il viaggio nella sua forma più ufficiale inizia oggi, quando Papa Francesco si reca prima alla Parliament House per la cerimonia di benvenuto e gli incontri istituzionali e poi nel centro culturale dell’Università di Singapore, dove si svolge l’incontro con il corpo diplomatico e le autorità civili.
Alla fine, la linea rossa dei discorsi diplomatici di Papa Francesco in questo suo lungo periplo tra Asia ed Oceania è la fede. E a Timor Est, dove la fede ebbe una parte essenziale nel cammino verso l’indipendenza, questo richiamo alla fede è ancora più sentito. Così, Papa Francesco, dopo aver plaudito al cammino di riconciliazione intrapreso con gli indonesiani che li avevano occupati per decenni, dopo aver apprezzato che il Documento della Fraternità Umana di Abu Dhabi sia stato adottato a Timor Est come documento nazionale, dopo aver chiesto di continuare nel percorso delle istituzioni stabili, chiede agli abitanti di Timor Est di conservare quella fede che è stata di ispirazione e forza nel cammino dell’indipendenza.
L’edificio civile e l’edificio cattolico, il segno di una storia che è cambiata con l’indipendenza e il tempio della Chiesa che, in fondo, quella indipendenza la ha ispirata, sostenuta e favorita, tanto che proprio grazie a quell’impegno buona parte della popolazione del Paese divenne cattolica. Papa Francesco comincia il suo soggiorno in Timor Est, nella sua capitale Dili, e i primi due luoghi di interesse sono il Palazzo Presidenziale e la cattedrale dell’Immacolata Concezione.
La dichiarazione congiunta con il Grande Imam della Moschea Istiqlal non è solo parte del lavoro di dialogo interreligioso portato avanti da Papa Francesco. È anche parte di un lavoro diplomatico della Santa Sede, che sotto Papa Francesco si è fatto particolarmente attivo e che ha portato alla Dichiarazione sulla Fraternità Umana di Abu Dhabi del 3 febbraio 2019, all’intervento di Papa Francesco alla Conferenza per la Pace del Cairo nel 2017, all’incontro di Papa Francesco con l’Ayatollah al Sistani in Iraq nel 2021, ai sette incontri di Papa Francesco con il Grande Imam di al Azhar Ahmed Al Tayyb, e alla dichiarazione congiunta su Gerusalemme di Papa Francesco e del re del Marocco durante il viaggio del Papa nel Paese nel 2019.
In una Papua Nuova Guinea ancora scossa dalle violenze tribali, e in una situazione politica instabile anche per via delle spinte indipendentiste di Bouganville, Papa Francesco chiede che cessi ogni forma di violenza, che le istituzioni siano stabili e che ci si apra allo sguardo verso qualcosa di più grande, perché solo se c’è qualcosa di più grande si riesce a creare una nazione pacifica.
Il luogo dove non è mai inverno (la temperatura è sempre intorno ai 27-28 gradi) e dove la vegetazione, la natura e le risorse naturali fanno da contrasto ad una grande povertà. Papa Francesc arriva oggi a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea, città di 325 mila abitanti, e comincerà il suo soggiorno nel Palazzo del Governatore per poi incontrare corpo diplomatico e società civile all’APEC Haus.
In una Indonesia in cui la cattedrale e la principale moschea del Paese sono unite da un tunnel chiamato “Tunnel della Fraternità”, laddove la più popolosa nazione islamica al mondo si è strutturata su un particolare Islam “dell’arcipelago” (nusantara nella lingua locale) che fa dell’armonia e della coabitazione con le altre religioni un modello di vita, Papa Francesco sottolinea l’impegno della Chiesa cattolica a sviluppare ancora di più il dialogo interreligioso, per contribuire al bene comune della nazione.