All'esterno i canti e le danze indigene, dentro i vescovi e i religiosi di Dili, di tutto Timor Est. E poi il Papa che arriva nella Cattedrale per ascoltare e per parlare.
Alla fine, la linea rossa dei discorsi diplomatici di Papa Francesco in questo suo lungo periplo tra Asia ed Oceania è la fede. E a Timor Est, dove la fede ebbe una parte essenziale nel cammino verso l’indipendenza, questo richiamo alla fede è ancora più sentito. Così, Papa Francesco, dopo aver plaudito al cammino di riconciliazione intrapreso con gli indonesiani che li avevano occupati per decenni, dopo aver apprezzato che il Documento della Fraternità Umana di Abu Dhabi sia stato adottato a Timor Est come documento nazionale, dopo aver chiesto di continuare nel percorso delle istituzioni stabili, chiede agli abitanti di Timor Est di conservare quella fede che è stata di ispirazione e forza nel cammino dell’indipendenza.
L’edificio civile e l’edificio cattolico, il segno di una storia che è cambiata con l’indipendenza e il tempio della Chiesa che, in fondo, quella indipendenza la ha ispirata, sostenuta e favorita, tanto che proprio grazie a quell’impegno buona parte della popolazione del Paese divenne cattolica. Papa Francesco comincia il suo soggiorno in Timor Est, nella sua capitale Dili, e i primi due luoghi di interesse sono il Palazzo Presidenziale e la cattedrale dell’Immacolata Concezione.
Come spesso accade quando incontra i giovani, il Papa nella notte italiana lascia da parte il discorso preparato e si mette in dialogo con i ragazzi.