Quando Papa Francesco ad Auschwitz ha ascoltato il “De Profundis” letto in polacco (dopo che era stato cantato in ebraico dal rabbino capo di Cracovia), le storie dei giusti e dei sopravvissuti che avrebbe incontrato gli sono sicuramente passate davanti agli occhi. Ma più di tutte, gli sarà passata davanti agli occhi la storia della famiglia Ulma, che proveniva proprio da Markowa. Madre, padre e sei figli uccisi dai nazisti perché nascondevano due famiglie ebree.
Raccontano in Polonia che nel momento della pensione il Cardinale Stanislaw Dziwisz prenderà una stanza nella Domus Misericordiae. Potrebbe essere. Di certo, il centro per anziani costruito dalla Caritas a Brzegi, nella periferia di Cracovia, è un posto con tutte le comodità. A fianco, la “Casa del pane”, un grande deposito destinato a raccogliere pane per i poveri, ovvero cibo. Sono le due opere di misericordia che Papa Francesco benedirà domani, prima di andare a celebrare la Messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù.Raccontano in Polonia che nel momento della pensione il Cardinale Stanislaw Dziwisz prenderà una stanza nella Domus Misericordiae. Potrebbe essere. Di certo, il centro per anziani costruito dalla Caritas a Brzegi, nella periferia di Cracovia, è un posto con tutte le comodità. A fianco, la “Casa del pane”, un grande deposito destinato a raccogliere cibo per i poveri. Sono le due opere di misericordia che Papa Francesco benedirà domani, prima di andare a celebrare la Messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù.
Un pranzo di poco più di un’ora, senza filtri. Papa Francesco incontra alcuni rappresentanti dei giovani a pranzo, in un appuntamento che è diventato una tradizione per la Giornata Mondiale della Gioventù. Sono in 13, rappresentano i cinque continenti, sono guidati da Dorota Abdelmoula, portavoce della Giornata Mondiale della Gioventù. Vengono da Brasile, Polonia, Nuova Zelanda, Canada, Costa Rica, Costa d’Avorio, Zwimbabwe, Russia, Vietnam. Chiedono al Papa cosa dire per convertire. E il Papa risponde: “Più che la parola, serve l’esempio”.
Sarà Gesù Cristo il centro di questa Giornata Mondiale della Gioventù. Parlando con i giornalisti, don Grzegorz Suchodolski, segretario generale della Giornata Mondiale della Gioventù, non ha dubbi su questo. Tutto, a Campus Misericordiae, è stato preparato per questo obiettivo. E i giovani ne sono consapevoli. Tanto che oggi, per la Via Crucis, si sono preparati in silenzio e meditazione. Lunghissime le file davanti ai confessionali.
È la giornata della riflessione e del dolore per Papa Francesco, e la ripercorre brevemente salutando i fedeli riuniti in piazza dell’arcivescovado, affacciandosi per la terza e ultima volta in questo viaggio dal balcone di Giovanni Paolo II. “Gesù non era sofferente solo 2000 anni fa. Soffre anche oggi. Preghiamo per tutti i Gesù del mondo”, esorta Papa Francesco.
“Papa Francesco ha preso sul serio questa grande ferita nel mondo.” Lo sottolinea Padre Manfrend Deselaers, vicedirettore della fondazione “Centro per il Dialogo e la Preghiera” dedicato alla riconciliazione Tedesco-Polacca e al Dialogo Cristiano-Ebraico.Auschwitz, perché il silenzio del Papa? "Perché il Papa ha preso sul serio questa grande ferita del mondo", afferma padre Manfrend Deselaers, vicedirettore della fondazione “Centro per il Dialogo e la Preghiera” dedicato alla riconciliazione Tedesco-Polacca e al Dialogo Cristiano-Ebraico. Durante la visita, il Papa ha incontrato anche alcuni sopravvissuti: le loro testimonianze sono materia che brucia.
L’invito ad “essere dissidenti”, a diventare “costruttori di una nuova società”, ad andare oltre la situazione contingente, il Cardinale Angelo Bagnasco lo lancia ai giovani che affollano la Chiesa dei Bernardini, appena dietro il Wavel, a fianco Casa Italia. È l’invito ad essere rivoluzionari nel modo giusto. Vale a dire, a riscoprire se stessi, e a scoprire il proprio legame con Dio, per trovare le risposte ed essere costruttori di una nuova civiltà.
“Sono un prete cattolico”. Così aveva risposto padre Massimiliano Kolbe all’ufficiale delle SS che gli chiedeva ragione dell’essersi offerto di morire al posto di un altro prigioniero. Poche parole per spiegare il senso di una vita. Padre Kolbe comunicava l’essere cristiani con l’esempio. Ma aveva compreso il senso di doverlo proclamare a parole, aveva anticipato la nuova evangelizzazione. In una frase, “è stato un profeta dei nuovi media”.
Ho sentito il Papa come un padre che parla ai suoi figli”, dice l’arcivescovo Stanislaw Gadecki di Poznan. Gli fa eco l’arcivescovo Maciek Polak di Gniezno: “Questo incontro mi ha aperto il cuore, la testa e le orecchie”. Papa Francesco ha appena incontrato i vescovi polacchi a porte chiuse, e nella Sala Stampa delle Giornata Mondiale della Gioventù presidente della Conferenza Episcopale Polacca e primate di Polonia rimarcano che il dialogo è stato sereno, bello, aperto.
Si affaccia per la prima volta dalla finestra della Curia Arcivescovile da cui si affacciava sempre Giovanni Paolo II, e racconta la triste storia di un volontario della Gmg che non è riuscito a coronare il suo sogno di esserci. E prima risponde alle domande dei giovani italiani, in diretta video dalla festa degli italiani a Lagelnicki, raccogliendo storie altrettanto tristi. Ma Papa Francesco ne è convinto, ed esorta tutti: “Non abbiate paura! Dio è grande, Dio e buono!”. E invita tutti a fare “chiasso tutta la notte” per testimoniare la gioia di Dio.
La croce sull’altare è pronta, e aspetta solo Papa Francesco. Il parco di Blonia, 48 ettari di superficie in un posto che ormai è il cuore di Cracovia, è un posto caro ai polacchi. Un luogo di libertà, ma soprattutto di memoria. Perché è lì che Giovanni Paolo II, il loro Papa, ha tenuto sempre almeno un evento pubblico in tutti i suoi viaggi nella terra natale. Uno spazio enorme, tra due campi sportivi appartenenti a squadre di calcio che a Cracovia sono l’equivalente di Roma e Lazio. Uno spazio con una storia che si perde nei secoli, e va molto oltre il tempo del Papa polacco.