Papa Francesco non la visiterà, non c’è tempo. Ma, in occasione del viaggio, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha destinato 150 borse di studio. Perché è attraverso la cultura che si sta ricostruendo un popolo, un tessuto sociale messo a rischio dall’arrivo di tanti rifugiati. Ed è attraverso la cultura che Erbil, che doveva essere la “Dubai del Kurdistan”, sta cercando di ricostruire una identità ferita, specialmente nei quartieri cattolici. Succede all’Università Cattolica della capitale del Kurdistan iracheno.
Una Università Cattolica ad Erbil, per offrire ai giovani profughi della piana di Erbil e di Mosul la possibilità di completare il percorso formativo. Inaugurata lo scorso 8 dicembre dal vescovo Galantino, l’università è uno dei progetti portati avanti dalla Conferenza Episcopale Italiana, che l’ha finanziata con i soldi dell’8 per mille, e si aggiunge ad una serie di altre iniziative di stampo cattolico che si vogliono attuare nella zona, a fianco allo straordinario lavoro di aiuto ai profughi: un polo ospedaliero nuovo, ad esempio, anche quello di stampo cattolico, e magari maggiore coordinamento nell’aiuto ai profughi, con una situazione che ormai si protrae da troppo tempo.