Un segno di solidarietà concreto, e una presenza visibile. Papa Francesco ha inviato alla città martire di Avdeeka, nell’Est dell’Ucraina, una donazione di 200 mila euro, destinata soprattutto ad alleviare le sofferenze dei bambini nella regione colpita dall’intensificarsi del conflitto nell’area. E sono i bambini a vivere più di tutti i traumi del conflitto dimenticato in Ucraina. I dati UNICEF parlano di 1 milione di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Ucraina. Cifre inquietanti, che hanno portato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica di Ucraina, a lanciare un appello alla comunità internazionale perché finalmente si giunga ad una situazione stabile di cessate il fuoco.
Verrà erogata a Natale per volere di Papa Francesco la prima tranche di aiuti per la crisi umanitaria in Ucraina. Si tratta di una somma di quasi 6 milioni di euro, sui 12 già raccolti, destinata a oltre 2 milioni di beneficiari senza distinzione di religione, confessione o appartenenza etnica, in particolare nelle regioni di Donetsk e Lugansk, Zaporizhia, Kharkiv e Dnepropetrovsk. A darne notizia un comunicato stampa ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede.
Superare i conflitti, vincere l’odio con il bene, per fare dell’Ucraina un Paese libero ed europeo. È questo l’obiettivo che si deve porre la Chiesa in Ucraina, nelle parole di padre Oleksandr Khalayim, uno dei sette testimoni che, nel padiglione di Aiuto alla Chiesa che Soffre al Meeting di Rimini, hanno raccontato come si vive da cristiani perseguitati. Una esperienza peculiare, quella dei cristiani in Ucraina, che scompaiono spesso dagli occhi del mondo nonostante il conflitto sia sempre lì, ormai da anni, creando una emergenza umanitaria dura a morire.
In Ucraina, come nel resto del mondo, si lotta “contro la disonestà, l’ingiusta ricchezza, il furto dei beni della comunità per accumulare fortune individuali. La corruzione e la concentrazione del danaro in poche mani sono certamente tra le cause che impoveriscono i popoli, distruggono la libertà, uccidono i sogni di un mondo migliore e il diritto alla vita per tutti. E noi cristiani dobbiamo sempre lottare ed operare perché giustizia sia fatta, pur senza mai ricorrere alla violenza”. Lo ha detto, nell’omelia pronunciata nella Cattedrale di Sant’Alessandro a Kiev, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Un doppio caloroso abbraccio ha dato il via all’incontro tra il Papa ed il presidente bielorusso Lukashenko, ricevuto stamane in udienza privata nel Palazzo Apostolico Vaticano. Il colloquio privato - durato poco meno di 25 minuti - si è svolto alla presenza di due interpreti.
La colletta straordinaria per l’Ucraina proclamata da Papa Francesco per il prossimo 24 aprile riporta i riflettori sulla drammatica situazione che si vive nello Stato ex sovietico. Come ha ricordato l’eparca di Parigi Borys Gudziak ad ACI Stampa, in Ucraina si vive “un dramma umanitario”. Alcuni osservatori addirittura hanno pensato ad una vera e propria dissoluzione del territorio in piccoli quasi Stati. Senza contare che il conflitto continua, anche se questo è poco percepito dall’opinione pubblica occidentale.
Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Sinodo Permanente della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina guidato da Svjatoslav Ševčuk, Arcivescovo Maggiore di Kyïv-Halyč.
Sviluppare un percorso di riconciliazione tra fratelli. Un percorso ecumenico, teologico, basato sulla verità e sulla giustizia. È la proposta dell’Arcivescovo Maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina. In una intervista con ACI Stampa, l’arcivescovo maggiore (a Roma in vista del Sinodo permanente della Chiesa greco cattolica) analizza la portata della dichiarazione congiunta di Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Ne mette in luce gli snodi critici evidenziati dai suoi fedeli, che riferirà al Papa. E ci tiene a sottolineare che “la comunione con il successore di Pietro non toglie niente alla ricchezza della tradizione orientale. Anzi! La fa crescere, perché ci dischiude dal provincialismo. Dallo stretto nazionalismo. Veramente ci apre gli orizzonti universali della Chiesa di Cristo!”
L’ Ungheria si mobilita per l’ Ucraina. Miklós Soltész, sottosegretario di Stato per i Rapporti con la Chiesa, le Minoranze Etniche e la Società Civile del Ministero delle Risorse Umane in una conferenza stampa nella sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ungheria ha spiegato che il Consiglio caritativo del Ministero ha organizzato una raccolta in oltre 200 supermercati del paese e ha sottolineato che scopo dell’iniziativa, in concomitanza con la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è inviare alimenti a lunga conservazione, detersivi, prodotti farmaceutici e altri beni di prima necessità, nella Transcarpazia e in altre regioni dell’Ucraina.
Da giorni ormai la tregua in Ucraina orientale viene rotta sempre più spesso, e gli scontri alla frontiera hanno provocato vittime su entrambi i fronti, con il solito rimpallo di responsabilità che si gioca tra filorussi (che sostengono che una offensive ucraina è all’orizzonte) e filoucraini (che denunciano le continue violazioni alla frontiera dei russi.) Una situazione che Papa Francesco segue con attenzione, e per la quale fa un “accorato appello” al termine dell’Angelus in piazza San Pietro.
Non c’è la questione ucraina tra gli argomenti trattati da Papa Francesco e il metropolita Hilarion, capo delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Almeno secondo il comunicato ufficiale del Patriarcato di Mosca, che mette in luce come – nell’incontro che i due hanno avuto lo scorso 15 giugno – sono stati affrontati altri argomenti dirimenti: i problemi delle popolazioni cristiane in Medio Oriente e Nord Africa, la necessità di una azione comune in difesa della famiglia tradizionale nelle società moderne, la cooperazione tra Chiesa Romano Cattolica e Chiesa Russa Ortodossa nella sfera della cultura.
Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano il Presidente della Repubblica di Georgia Giorgi Margvelashvili
Mentre in Ucraina continuano scontri e violenze nonostante il “cessate il fuoco” firmato lo scorso 15 febbraio, migliaia di persone continuano a lasciare le loro case. Una delle città dove arriva il maggior numero di profughi è Odessa. Nelle città sono attivi anche i missionari salesiani: “Diamo loro cibo, vestiti, tutto il necessario per l’igiene personale, li aiutiamo a trovare un alloggio e un lavoro”, spiegano i missionari.