Non si può comprendere l’Ucraina di oggi senza comprendere la lotta per l’indipendenza della nazione che si è tenuta dal 1917 al 1921. Si è trattato – ha detto Tetiana Izehvska, per più di dieci anni ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede – di “uno dei più complessi e drammatici periodi della moderna storia ucraina”, che ha “messo insieme diversi processi, incluso il consolidamento della nazione ucraina, del senso di uno Stato ucrain e della dichiarazione di indipendenza ucraina”.
Il tema generale era “La dimensione gerarchica e carismatica della Chiesa”. Ma l’incontro dei segretari generali delle Conferenze Episcopali di Europa si sviluppato in varie discussioni, tra le quali una su “Essere Chiesa in tempo di guerra” presentata da Bogdan Dzyurah, della Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
Si è svolto come noto dal 5 al 6 luglio in Vaticano l’incontro di Papa Francesco con l’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, insieme con i Metropoliti e membri del Sinodo Permanente, e i Capi dei Dicasteri competenti della Curia Romana.
I cento anni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i frutti dell’appello di Papa Francesco nello Yemen, un incontro dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk con i diplomatici per definire la situazione in Ucraina: sono questi i tre maggiori temi della settimana diplomatica della Santa Sede.
Ritrovare le radici, per guardare al futuro con maggiore consapevolezza. E farlo ora, quando in Ucraina anche la Chiesa ortodossa locale punta ad avere una propria autocefalia, ed è necessario rendere più coesa la nazione. C’è tutto questo dietro la presentazione del facsimile della Bibbia di Halych da parte dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
È una delle pagine più crudeli e più dimenticate della storia del Novecento. l’Holodomor, il genocidio che ha mietuto, dieci milioni di vittime innocenti fra la popolazione ucraina negli anni 1932 e 1933. Uno sterminio per fame come dice la parola Holodomor significa per piegare i contadini al volere di Stalin.
La notizia che il Patriarcato di Mosca lasciava la commissione congiunta cattolico – ortodossa per via della presenza nel tavolo dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli non ha fermato il processo verso una Chiesa Ortodossa Ucraina. Lo scorso 3 novembre, infatti, il presidente ucraino Petro Poroshenko e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I hanno firmato ad Istanbul un accordo sulla “cooperazione e l’interazione tra l’Ucraina e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli”.
Rottura della comunione tra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato di Costantinopoli. In questa battaglia tutta ortodossa che si combatte in Ucraina, dove è stato richiesto di riconoscere l’autocefalia – l’indipendenza – di due Chiese ortodosse in Ucraina che non sono riconosciute nella successione delle Chiese ortodosse ufficialmente in comunione tra loro, e che andrebbero a costituire una unica Chiesa ortodossa di Ucraina.
C’era molta attesa per l’incontro tra il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e il Patriarca di Mosca Kirill. Perché nell’incontro, che si è tenuto al Fanar di Istanbul il 31 agosto, si sarebbe anche discusso della possibile “autocefalia” concessa a due Chiese ortodosse in Ucraina che nono sotto il patriarcato di Mosca. Una questione tutta ortodossa, ma che poteva avere anche delle conseguenze nel dialogo ecumenico.
La Santa Sede sta con i vescovi del Nicaragua. La posizione è stata ribadita dal Cardinale Pietro Parolin in un colloquio con il vicepresidente USA Pence il 10 agosto. La stessa posizione era stata sottolineata dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher lo scorso 31 luglio, in un incontro del ministro degli Esteri nicaraguense Denis Moncada. Nel frattempo, alla convention annuale dei Cavalieri di Colombo, l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Sviatoslav Shevchuk ha spiegato cosa succede nel Paese, quali sono le sfide del conflitto dimenticato, e cosa ha fatto la Chiesa.
In una modesta famiglia di agricoltori a Ternopil (Ucraina) il 18 agosto 1903 venne alla luce Zenone Kovaliyk. L'Ucraina , granaio d’Europa, brilla nel continente orientale oltre che per essere la terra del grano anche per la fede dei suoi abitanti, i quali hanno mantenuto viva, durante la dolorosa pagina della dittatura sovietica, la scintilla del Cristo in quella terra.
Holomodor è una parola ucraina che pochi conoscono. Significa letteralmente “infliggere la morte mediante la fame”. Una strage poco conosciuta, ma è ciò che accadde negli anni 1932-33 e ancora prima negli anni ’20 che provocò la morte per inedia di un’ampia parte della popolazione.
“Pio XI dovette affrontare molte sfide epocali, ma sempre levò la sua voce ferma nel difendere la fede, la libertà della Chiesa e la dignità trascendente di ogni persona umana. Condannò con chiarezza, mediante discorsi e lettere, le ideologie atee e disumane che hanno insanguinato il secolo ventesimo. Mise così in luce le loro contraddizioni indicando alla Chiesa la strada maestra del Vangelo, messo in pratica anche nella ricerca della giustizia sociale, dimensione imprescindibile del riscatto pienamente umano dei popoli e delle nazioni”. E con questo omaggio al suo predecessore che Papa Francesco ha introdotto il suo saluto alla Comunità del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat in Roma.
Papa Francesco ricorda nuovamente - nel giorno delle sue esequie - il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore emerito di Kyiv-Halyč, morto il 31 maggio scorso.
E’ morto oggi ad 84 anni il Cardinale ucraino Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore emerito di Kyiv-Halyč.
Un segno di solidarietà concreto, e una presenza visibile. Papa Francesco ha inviato alla città martire di Avdeeka, nell’Est dell’Ucraina, una donazione di 200 mila euro, destinata soprattutto ad alleviare le sofferenze dei bambini nella regione colpita dall’intensificarsi del conflitto nell’area. E sono i bambini a vivere più di tutti i traumi del conflitto dimenticato in Ucraina. I dati UNICEF parlano di 1 milione di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Ucraina. Cifre inquietanti, che hanno portato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica di Ucraina, a lanciare un appello alla comunità internazionale perché finalmente si giunga ad una situazione stabile di cessate il fuoco.
Verrà erogata a Natale per volere di Papa Francesco la prima tranche di aiuti per la crisi umanitaria in Ucraina. Si tratta di una somma di quasi 6 milioni di euro, sui 12 già raccolti, destinata a oltre 2 milioni di beneficiari senza distinzione di religione, confessione o appartenenza etnica, in particolare nelle regioni di Donetsk e Lugansk, Zaporizhia, Kharkiv e Dnepropetrovsk. A darne notizia un comunicato stampa ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede.
Superare i conflitti, vincere l’odio con il bene, per fare dell’Ucraina un Paese libero ed europeo. È questo l’obiettivo che si deve porre la Chiesa in Ucraina, nelle parole di padre Oleksandr Khalayim, uno dei sette testimoni che, nel padiglione di Aiuto alla Chiesa che Soffre al Meeting di Rimini, hanno raccontato come si vive da cristiani perseguitati. Una esperienza peculiare, quella dei cristiani in Ucraina, che scompaiono spesso dagli occhi del mondo nonostante il conflitto sia sempre lì, ormai da anni, creando una emergenza umanitaria dura a morire.
In Ucraina, come nel resto del mondo, si lotta “contro la disonestà, l’ingiusta ricchezza, il furto dei beni della comunità per accumulare fortune individuali. La corruzione e la concentrazione del danaro in poche mani sono certamente tra le cause che impoveriscono i popoli, distruggono la libertà, uccidono i sogni di un mondo migliore e il diritto alla vita per tutti. E noi cristiani dobbiamo sempre lottare ed operare perché giustizia sia fatta, pur senza mai ricorrere alla violenza”. Lo ha detto, nell’omelia pronunciata nella Cattedrale di Sant’Alessandro a Kiev, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Un doppio caloroso abbraccio ha dato il via all’incontro tra il Papa ed il presidente bielorusso Lukashenko, ricevuto stamane in udienza privata nel Palazzo Apostolico Vaticano. Il colloquio privato - durato poco meno di 25 minuti - si è svolto alla presenza di due interpreti.