La visita del presidente armeno Sarkissian si è conclusa con la firma di un protocollo di intesa tra Armenia e Santa Sede che coinvolgerà una serie di aspetti culturali. Parlando con un gruppo di giornalisti, il presidente ha sottolineato i buoni rapporti con la Santa Sede, dicendo però che i rapporti sarebbero ulteriormente migliorabili.
Una maratona di preghiera, dalle 10 alle 17, con incluso un videomessaggio di Papa Francesco alle 13,40. Si svilupperà così la VII Giornata Mondiale di Preghiera contro la Tratta, che si tiene il prossimo 8 febbraio, giorno della memoria liturgica di Santa Bakhita, la schiava divenuta Santa e simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la schiavitù. Il tema di quest’anno è “Economia senza tratta di persone”.
Un vero flagello che colpisce i più deboli, la tratta degli esseri umani nei mesi del covid si è allargato e Papa Francesco ha voluto sostenere ed incoraggiare chi lo combatte con un messaggio a firma del cardinale Parolin inviato alla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale argentina.
Ricevendo i membri della Galileo Foundation, Papa Francesco ha ricordato l’impegno per la tratta di esseri umani e ricordato l’immagine di Santa Bakhita, che fu schiava lei stessa, sottolineando che “la sua santità di vita è un richiamo non solo ad affrontare con maggiore determinazione le moderne forme di schiavitù”.
Sono divisi in dieci punti gli Orientamenti Pastorali sul Traffico di Esseri Umani delineati dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Ed è parte di uno sforzo molto ampio del dicastero, che ha raccolto anche tutti i discorsi di Papa Francesco sul tema migranti e rifugiati, e li ha messi insieme in un progetto, “Luci sulle strade della speranza”, che è sia un libro che un database online che permette di ripercorrere il pensiero di Papa Francesco sul tema.
Non è terminata la crisi umanitaria in Myanmar dopo il viaggio di Papa Francesco nel Paese. Di certo, però, la Chiesa locale ha potuto usare il credito maturato con la visita del Papa per continuare un dialogo con il governo. E di questo il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, è più che soddisfatto.
La Santa Sede ha una nuova casa in Malesia, e l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, è volato a Kuala Lumpur per inaugurarla: è stata anche una occasione di spiegare il senso della missione diplomatica della Santa Sede. Intanto, la scorsa settimana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, è stato in Romania, per rafforzare ulteriormente le buone relazioni, e magari per programmare un prossimo viaggio di Papa Francesco nella nazione, magari nel 2019, e non nel 2018 come si era inizialmente pensato.
Come reintegrare in società le vittime del traffico di esseri umani? Come dare loro un aiuto legale? Si è parlato di questo nel workshop ospitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali dal 4 al 6 novembre scorso.
Incontri che “mi hanno fatto tanto bene perché lì si può toccare con mano l’amore di Dio che si fa concreto, si fa quotidiano” Papa Francesco racconta così la sue esperienza nelle case dei più emarginati, nella casa della signora Lorenza e lo fa davanti alla Madonna di Chiquinquirá.
La tratta di esseri umani “rappresenta uno dei più vergognosi fenomeni che sfregia la faccia della moderna umanità”. Così Papa Francesco in un messaggio alla 17^ Conferenza contro il traffico di persone, in corso a Vienna, promossa dall’OSCE.
Da una parte, i freddi protocolli internazionali, sempre più diffusi, cui la Santa Sede aderisce, e che pure non danno la portata delle dimensioni del fenomeno. Dall’altra, l’impegno della Santa Sede, cominciato da tempo, e non solo con l’adesione ai protocolli internazionali, ma con un impegno sul territorio che va ben oltre l’impegno della comunità internazionale. Sono questi i due poli su cui si impernia l’intervento dell’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra, alla 22esima Conferenza Umanitaria Internazionale che si è tenuta a Ginevra lo scorso 16 febbraio.
La denuncia è diretta: “Il traffico di esseri umani è un crimine contro l’umanità”. Ma l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente delle Nazioni Unite presso l’ufficio di New York, non esita a usare termini forti, riprendendoli direttamente dai discorsi di Papa Francesco: “ferita aperta nella società contemporanea”, un “atroce flagello” che accade proprio nei posti che ci sono vicini.
É un messaggio di grande incoraggiamento quello del Papa al “Gruppo Santa Marta” che in questi giorni a Madrid riunisce forze dell’ ordine e vescovi per combattere la tratta degli esseri umani. Il Gruppo prende il nome dalla residenza di Papa Francesco, dove la prima delegazione fu ricevuta nell’aprile dello scorso anno.
Una rete contro il traffico degli esseri umani. Si chiama COATNET (Christian Organizaations Against Humn Trafficking NETwork), la promuove Caritas Internationalis, e mette insieme tutte le realtà che al momento si occupano di traffico di esseri umani. Un progetto spinto dal particolare interesse di Papa Francesco sul tema, che ha fatto della tratta degli esseri umani uno dei centri dell’attività diplomatica del suo pontificato. Ma soprattutto un progetto che si basa sulle molteplici attività che la Chiesa già fa sul campo per combattere la tratta degli esseri umani.
Occorre responsabilizzare i singoli oltre che gli stati, e creare una autorità che possa far rispettare gli accordi internazionali. E’ quanto emerge dai lavori della plenaria della Pontificia Accademia delle scienze sociali che ha riunito non solo accademici ma anche operatori sociali e consulenti politici.