“Le donne e gli uomini, i giovani e bambini della nostra gente, che hanno visto morire i loro cari, e hanno dovuto lasciare angosciati le loro case distrutte dal terremoto,
“La morte esce definitivamente sconfitta: la porta della salvezza viene spalancata per tutti e in perpetuo. La morte, in Cristo crocifisso e risorto, è passaggio: non conclusione disgregante, ma solo cambiamento di sede. Per questo, da credenti, abbiamo il coraggio di guardare in faccia la morte, senza cercare di esorcizzarla attraverso l’occultamento psicologico e l’esclusione culturale. Pur avendo le lacrime agli occhi, ma con la pace nel cuore, possiamo affermare, a testa alta, che i nostri congiunti o amici, che passano attraverso il tunnel della morte, non si perdono nel baratro del nulla, ma: arrivano a destinazione, perché l’esistenza umana è un pellegrinaggio nel tempo verso la patria eterna; ci precedono, perché ciò che si è compiuto in loro, accadrà anche a noi. Di questo siamo sicuri; anche se non sappiamo: dove, come e quando; ci attendono, perché i legami, che ci hanno unito quaggiù, non si deteriorano, né vengono meno lassù: anzi, si purificano e giungono a pienezza; ci sarà il ricongiungimento, perché quando anche noi avremo varcato la porta della morte, ci ritroveremo nella Casa di Dio, contenti di stringerci in un abbraccio eterno, e grati di essere stati ammessi alla Comunione definitiva con il Padre celeste, resi figli nel Figlio, attraverso il dono dello Spirito”. Lo ha detto il Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L’Aquila, nell’omelia della Messa celebrata ieri per i 12 anni del sisma che sconvolse il capoluogo abruzzese.
Il Papa e il terremoto. Oggi una lettera agli aquilani che commemorano i 10 anni dal disastroso sisma che ha squarciato il capoluogo abruzzese