Attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Papa Francesco ha stanziato 100 mila euro da inviare come primo aiuto nella Filippine e 100 mila euro da destinare a Caritas Polska.
Non solo Siria e Iraq, ma anche Giordania, Turchia e soprattutto Libano sono nei pensieri del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha aperto l’incontro di lavoro delle agenzie cattoliche e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale impegnate in molti progetti in Medio Oriente. Si tratta di un tavolo ormai diventato annuale, che serve a coordinare gli aiuti nelle zone di crisi e di creare una vera e propria agenda di lavoro, che parte dalla diplomazia e arriva agli aiuti sul territorio.
In che modo l’istruzione superiore impatta sulla crescita economica e sociale dell’area sub-sahariana? Se lo sono chiesti i membri del Comitato Culturale di Harambee Africa International, la Onlus nata a seguito dalla canonizzazione di San José Maria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, con lo scopo di promuovere progetti di sviluppo nell’area sub-sahariana e attività di comunicazione e sensibilizzazione nel resto del mondo.
“La crisi ecologica che ora colpisce l’intera umanità è, in ultimo, radicata nel cuore umano, che aspira a controllare e a sfruttare le risorse limitate del nostro pianeta, mentre ignora i membri vulnerabili della famiglia umana”.
“Le iniziative che questo organismo compie vogliono essere una manifestazione dell'amore di Dio e della presenza materna della Chiesa in mezzo a tutti gli uomini, in particolare dei più poveri tra i poveri”. Lo scrive il Papa nel messaggio al Cardinale Turkson, in occasione del 25° anniversario della creazione della Fondazione Populorum Progressio per l’America Latina.
C’è anche il Myanmar al centro delle preoccupazione del Congresso Internazionale sulla pesca promosso dall’Apostolato del Mare. E non c’è da meravigliarsi. Il caso dei Rohingya nasce, in fondo, come un caso di pescatori rifiutati da ogni nazione, e lasciati praticamente in balia delle onde e senza patria.
Il Cardinale Van Thuan non è stato solo il vescovo imprigionato per anni, vittima del regime comunista del Vietnam. È stato l’uomo che ha formato instacabilmente vescovi e sacerdoti. E, sempre con la sua croce pettorale fatta con l’acciaio rimediato in prigionia, ha rappresentato un esempio vivo di come vivere nella fede della Chiesa. Un grande pastore di anime.
Monsignor Alberto Giovannetti, il primo Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, se lo chiedeva già nel suo libro “Il Palazzo è di vetro”: perché l’enciclica Populorum Progressio di Paolo VI era stata tradotta in inglese con il termine “sviluppo” (development) e non con quello “progresso” (“progress”). Cinquanta anni dopo, la domanda se sia meglio parlare di “progresso” o “sviluppo” resta ancora attuale, e lo si nota dal Convegno sulla Populorum Progressio, il primo organizzato dal neo costituito Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Integrale dei Popoli.
Viene da Detroit il nuovo vescovo di Agana, in Guam. Il Vescovo Byrnes, finora ausiliare di Detroit, è stato nominato vescovo coadiutore di Agana con poteri speciali. E la sua nomina è il risultato del lavoro dell’arcivescovo Savio Hon Fai-Tai, segretario della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, nominato lo scorso 6 giugno da Papa Francesco amministratore “sede plena” dell’arcidiocesi di Agana.
Raccontano che il vescovo vada personalmente lì, la domenica, dopo aver terminato le funzioni domenicali, per lavorare personalmente la terra. Ma da quel piccolo terreno comprato a Zerovani sta diventando qualcosa di più grande. Ed ha una storia che è tutta inclusa nel particolare dono che i padri camilliani hanno fatto a Papa Francesco al termine dell’incontro con le opere di carità della Georgia proprio nel Centro Camilliano.