La questione è Gerusalemme. Solo una volta sarà risolta la questione Gerusalemme, tutti gli altri problemi saranno risolti. L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, vicario apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, fornisce un quadro chiarissimo della situazione in Terrasanta.
In due millenni di storia non era mai successo. La Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, ieri è stata chiusa per protesta contro le iniziative del comune della Città Santa per volere dei capi delle Chiese responsabili del Santo Sepolcro: il Patriarcato greco ortodosso, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato armeno.
Una lettera di Natale caratterizzata dalla questione di Gerusalemme, quella di patriarchi e capi delle Chiese della Città Santa. I quali chiedono di “rispettare lo status quo” della Città Santa, facendo seguito a vari appelli che hanno fatto sia collettivamente che singolarmente in questi giorni, dopo la decisione dell’amministrazione Trump di spostare l’ambasciata USA in Israele da Tel Aviv.
Il Papa esprime "dolore per gli scontri che negli ultimi giorni hanno mietuto vittime" e "rinnova il suo appello alla saggezza e alla prudenza di tutti": lo spiega un comunicato della Sala Stampa vaticana, relativa alla situazione in Medio Oriente, dove - a seguito della scelta del presidente USA Donald Trump di spostare l'ambasciata USA a Gerusalemme - ci sono stati scontri che hanno mietuto vittime.
Dopo l’appello per la riconciliazione a Gerusalemme di Papa Francesco all’angelus dello scorso 23 luglio, che faceva seguito agli scontri nella Città Santa per le misure di sicurezza decise dallo Stato di Israele sulla spianata delle moschee, la Santa Sede ha sottolineato in due diverse occasioni l’appoggio allo “status quo”, la situazione storico e giuridica di accesso ai luoghi Santi che si è creato a Gerusalemme nel corso di secoli.