Lo hanno chiamato Vatileaks 2, e dovrebbe riprendere a febbraio. Ma, mentre si fanno le perizie richieste dagli avvocati, c’è un altro processo, mediatico, che ha luogo ad opera di quanti sono imputati. Si parla spesso di “un processo farsa”, un “processo politico”, un processo “in uno Stato con un codice che risale a prima del re”, un processo “che non avrebbe luogo in nessun altro Stato del mondo”. Ma è davvero così? ACI Stampa lo ha chiesto a Paolo G. Carozza, esperto di diritto internazionale, direttore Helen Kellogg Institute for International Studies dell’Università di Notre Dame.
Conquistare Roma, perché Roma è il mondo. Ma soprattutto, perché Roma è il centro della cattolicità. Quella Chiesa che, unica al mondo, ha portato a compimento l’universalità di Roma, e ne ha fatto uno strumento per il bene dell’uomo. Angela Pellicciari, storica del Risorgimento, ha appena dato alle stampe il volume “Una storia della Chiesa” (Cantagalli). Con rigore storico, riproducendo documenti che raramente vengono menzionati, ha messo in luce nel corso degli anni come il Risorgimento italiano sia stato soprattutto un movimento in chiave anti-cattolica. Un piano che aveva come scopo la sostituzione della verità teologica con la presunta libertà massonica. Storie che si sono dipanate in libri (tra gli altri) come “L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata” (Piemme), “I panni sporchi dei Mille. L’invasione del Regno delle Due Sicilie” (Cantagalli), “Risorgimento anticattolico” (Piemme) e “I Papi e la Massoneria” (Ares). In una intervista con ACI Stampa, racconta perché, da sempre, l’attacco è stato mosso verso Roma. Ovvero verso la cattolicità. Un attacco che passa dall’attacco alla sovranità della Santa Sede.