Per la prima volta da quando è arcivescovo di Minsk, Tadeusz Kondrusiewicz non è stato presente alla celebrazione eucaristica del suo onomastico in cattedrale. Ma la celebrazione c’è stata, la sua “cattedra” è stata simbolicamente lasciata vuota, mentre il vescovo ausiliare Yury Kasabutsky denunciava in una omelia il fatto che l’arcivescovo è ormai in esilio dal 31 agosto, impossibilitato a rientrare.
Dal 31 agosto, l’arcivescovo Tadesuz Kondrusiewicz di Minsk non può rientrare in patria. Andato in Polonia per una celebrazione, è stato bloccato alla frontiera. Successivamente, è stato spiegato che il suo passaporto non era valido. Una situazione difficile, che rispecchia quella della Bielorussia, scossa da proteste dopo il contestato risultato elettorale di agosto che ha visto l’ennesima vittoria di Aleksandr Lukashenko. L’arcivescovo Kondrusiewicz, prima di non poter tornare in patria, aveva avuto colloqui positivi con il governo, aveva organizzato un incontro di preghiera interreligioso per la Bielorussia che aveva avuto grandissimo successo, aveva predicato riconciliazione, un tema centrale in una Bielorussia la cui nuova generazione si trova a fare i conti con il passato ed è proiettata nel futuro.
La presenza dell’arcivescovo Antonio Mennini come consigliere della nunziatura di Minsk è stata resa nota per la prima volta in un articolo sul portale della Chiesa cattolica bielorussa, in cui si raccontava della visita dei membri della nunziatura al nuovo metropolita ortodosso.
No, la Chiesa cattolica in Belarus non è stata utilizzata per scopi politici. Lo sottolinea con forza il vescovo ausiliare di Minsk Yuri Kasabutsky, nell’omelia della celebrazione che dà inizio alla peregrinatio della statua di San Michele Arcangeolo in Bielorussia.
Il segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, è stato in Croazia, dove a Spalato ha ordinato vescovo Ante Jozic, nominato il 21 giugno scorso come “ambasciatore del Papa” presso la Bielorussia. Jozic partirà presto per Minsk, dove troverà una situazione molto complessa, con la Chiesa che si sente sotto persecuzione e l’arcivescovo di Minsk impossibilitato a rientrare.
Forse c’è una speranza in quelle che vengono considerate cattive notizie. È stato reso noto all’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz di Minsk che non può rientrare nel Paese perché il suo passaporto non è più considerato valido. Ma è proprio da qui che l’arcivescovo può partire per chiedere, come cittadino e come suo diritto costituzionale, un nuovo passaporto. È solo uno spiraglio burocratico, in una situazione che in Bielorussia è tesissima.
L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, è dall’11 settembre in Bielorussia, inviato da Papa Francesco, per una serie di incontri con le autorità. Dopo aver inviato il Cardinale Parolin in Libano ad un mese dall’esplosione nel porto di Beirut, il Papa invia dunque il suo “ministro degli Esteri” a scandagliare la situazione in Bielorussia, dove la Chiesa protesta per essere perseguitata dal governo.
Doveva esserci anche l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz a Zaslavl, per celebrare i 600 anni della parrocchia più antica di Bielorussia, dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Ma l’arcivescovo è bloccato alla frontiera, ospite di un parroco amico di Bialystok in Polonia, dove si era recato per delle celebrazioni della Madonna di Czestochowa e da dove il governo non lo ha più fatto rientrare dal 31 agosto, perché inserito in una “lista nera” di persone non grate a Russia e Bielorussia.
Ogni sera, alle 21, i Greco Cattolici Ucraini pregano per la pace e la serenità nella loro nazione. E ora, finché la crisi bielorussa non sarà terminata, l’arcivescovo maggiore Shevchuk li invita a farlo anche per la pace in quella che un tempo era chiamata “Russia bianca” e che oggi rivendica la sua identità come Belarus, nazione distinta dalla Russia e che dalla Russia vuole emanciparsi.