Un testo che a volte ha il sapore della sociologia, e che però accetta il suggerimento di uno dei circoli minori di introdurre un capitoletto dedicato alla pedagogia divina. La prima parte della relazione finale al Sinodo – ma poi si dovrà vedere se ci sarà un documento del Santo Padre – trova molto consenso dai padri sinodali quando parla di accompagnare e stare vicino alle famiglie in difficoltà. Ma diventa più complessa nel momento in cui si parla della pienezza ecclesiale della famiglia, e si affrontano le sfide difficili. In sintesi, c’è una grande fotografia delle difficoltà della famiglia. E una esaltazione di quelle famiglie che davvero rispondono al disegno di Dio.
Per il Cardinal Christoph Schoenborn non c’è dubbio: è l’attenzione alla famiglia la vera novità di questo Sinodo. E quando gli viene richiesto quale sia la definizione di famiglia, risponde sicuro: “La famiglia è quella tra uomo e donna, aperti alla vita, che vivono la loro relazione in fedeltà.” E dà dettagli sul documento finale, che sarà votato questa sera dai padri sinodali: il problema dell’accesso ai sacramenti per i divorziati che vivono una seconda unione “sarà trattato in maniera obliqua,” mentre non ci sarà grande attenzione sul tema delle coppie omosessuali, un problema molto marginale nel testo. Tutta l’attenzione sarà spostata sul tema della coscienza e del discernimento, secondo una linea segnata dal gruppo germanofono guidato dallo stesso Schoenborn. Ma in pratica si dovrebbero semplicemente ridefinire gli insegnamenti dell’esortazione sinodale “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II.
Un nuovo dicastero per Famiglia, Laici e Vita. Papa Francesco lo ha annunciato all’inizio della Congregazione generale del Sinodo dei vescovi, che si è riunita questo pomeriggio. L’annuncio viene dalla Sala Stampa vaticana.
La “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II è ancora un punto di riferimento. E per questo ci saranno nella “relatio finalis” di questo Sinodo dei vescovi molti riferimenti a quella esortazione post-sinodale di San Giovanni Paolo II che sintetizzò e concluse i lavori del Sinodo dei vescovi del 1980, dedicato appunto alla famiglia. Lo dice il Cardinal Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India) e membro di quello che ormai viene chiamata “la commissione dei dieci,” ovvero la commissione dei dieci prelati nominata da Papa Francesco per elaborare la “relatio finalis.”
il tema di una migliore preparazione al matrimonio sono è una linea rossa che si dipana nei “modi” all’Instrumentum Laboris, che oggi vengono discussi dalla Commissione per l’Elaborazione del Rapporto Finale. Mentre il tema dell’accesso alla comunione per i divorziati risposati, soprattutto di natura disciplinare, è oggetto di una profonda revisione da parte dei padri sinodali. Lo testimoniano i due interventi dell’arcivescovo Zbignevs Stankevics e del Cardinal Wilfied Fox Napier, che ACI Stampa è in grado di pubblicare. Uno di questi interventi è stato pronunciato durante la discussione libera. L’altro, durante una delle congregazioni generali.
Giornata di vacanza per i padri sinodali, ma non per tutti. La Commissione per l’Elaborazione della Relatio Finalis, composta da 10 prelati, si riunisce per tutta la giornata di oggi e per mezza giornata di domani. L’obiettivo è quello di condensare in un testo organico e condiviso il più ampiamente possibile gli oltre mille “modi” (emendamenti) presentati all’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro che funge da base per questo sinodo.
La necessità di maggiore preparazione al matrimonio è il filo rosso che percorre i rapporti sulla terza parte dell’Instrumentum Laboris di tutti i quattro circoli minori anglofoni. Su temi come l’accesso alla comunione per i divorziati risposati e la pastorale per le persone omosessuali si nota invece una discussione viva. Tanto che un gruppo propone persino una assemblea sinodale sulla sessualità umana. E due dei gruppi chiedono al Papa una commissione per studiare la questione dei divorziati risposati.
Un processo complesso, i cui risultati saranno tutti da vedere. Il Cardinal Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, non si sbilancia sulle procedure in corso, né vuole prevedere quale sarà la decisione di Papa Francesco, se redigere una esortazione post-sinodale o se piuttosto lasciare tutto a un documento finale. Da moderatore del Circolo Anglicus D, fa un bilancio di questa prima fase del lavoro sinodale, mentre ci si avvia alla settimana finale.
Non è una discussione destinata a terminare, quella del Sinodo sulla famiglia. La sfida, come ha spiegato l'arcivescovo Mark Coleridge di Brisbane (Australia) è quella di trasformare il Sinodo da evento a processo. E, nonostante le differenze, c’è una cosa su cui tutti i vescovi sono d’accordo, spiega il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal, e cioè che si deve coniugare “verità e misericordia.” Come, è tutto da vedere, in un Sinodo che però “non deve essere solo cosmetica,” sottolinea il vescovo Enrico Solmi di Parma.
È l’amore il centro della riflessione dell’Ora Terza, questa mattina affidata al vescovo Yves-Marie Pean, vescovo di Les Gonaives (Haiti). Il quale parte dall’amore per il prossimo e l’amore per il nemico, una delle caratteristiche speciali dei cristiani. E sottolinea che “in questo momento di grazia del Sinodo della famiglia, noi pastori siamo incoraggiati a proclamare il Vangelo della famiglia edificato sull’amore.”
È la richiesta di una sostanziale riscrittura della seconda parte dell’Instrumentum Laboris quella che viene fuori dai Circoli minori anglofoni. C’è chi nota che “l’Instrumentum Laboris non definisce da nessuna parte il matrimonio.” C’è chi addirittura riscrive interamente la seconda parte dell’Instrumentum Laboris. Chi prova ad armonizzare e condensare i paragrafi. Tutti sono d’accordo che mancano delle solide referenze alle Sacre Scritture; che manca una definizione di famiglia; che non viene considerata l’indissolubilità del matrimonio da un punto di vista positivo.
Sinodo dei vescovi, riprendono i circoli minori. I prelati, divisi in 13 gruppi linguistici, hanno cominciato a discutere della seconda parte dell’Instrumentum Laboris. Ma è la terza che suscita le maggiori discussioni, e così le congregazioni generali l’hanno già cominciata a discutere lo scorso sabato. Nel pomeriggio, ci sono stati 43 interventi sul tema, spiega padre Federico Lombardi nel briefing con i giornalisti. E chiarifica che ci sarà una ‘relatio finalis’ del Sinodo. Ma che sarà solo il Papa a decidere se renderla pubblica, se farne un documento più comprensivo dopo il Sinodo, o se renderla pubblica qualche giorno dopo il Sinodo
Wilfried Fox Napier, Cardinale, arcivescovo di Durban, è uno dei prelati più in vista dalla pattuglia africana al Sinodo dei vescovi. Al Sinodo del 2014, fu inserito nella Commissione per l’Elaborazione della Relatio Finalis, e si era distinto per una forte presa di posizione contro la “colonizzazione ideologica” di cui era vittima l’Africa.
C’è un dato comune nelle relazioni finali sulla prima parte dei quattro circoli minori anglofoni: nessuno è pienamente soddisfatto dell’Instrumentum Laboris. C’è chi chiede una descrizione “meno negativa” della situazione corrente della famiglia, come il Circolo Anglicus A; anche il Circolo Anglicus B sottolinea che “l’analisi delle difficoltà affrontate dalla famiglia è troppo negativa;” più positivo il Circolo Anglicus C, che pure sottolinea le difficoltà nell’analizzare il documento, tanto che “a volte il nostro lavoro è sembrato più confuso che metodico;” mentre il Circolo Anglicus D, dopo una analisi parecchio critica, conclude con forza: “I membri del Circolo sentono che Papa Francesco e il popolo della Chiesa hanno bisogno di un testo migliore, in cui le idee non sono perse nella confusione.”
Saranno presentate domani le relazioni dei 13 circoli minori, che in questi primi tre giorni di lavori hanno analizzato punto per punto la prima parte dell’ Instrumentum Laboris. Lo annuncia padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, nel briefing quotidiano sui lavori del Sinodo.
È una “sottile mancanza di speranza” quella che si può percepire nell’Instrumentum Laboris del Sinodo 2015. Così la descrive l’arcivescovo Charles J. Chaput, di Philadelphia, nel suo intervento in aula sinodale del 7 ottobre, pubblicato sul sito della diocesi di Philadelphia.
Con la richiesta di evitare una “ermeneutica cospirativa,” fatta nell'intervento di ieri a detta di alcuni padri sinodali, Papa Francesco ha probabilmente voluto smorzare le tensioni, e di invitare i padri sinodali ad una riflessione più serena. Eppure il suo intervento ha dato luogo a un ulteriore dibattito.
Udienza tutta dedicata al Sinodo della famiglia per Papa Francesco. E udienza tutta dedicata alla famiglia, “la Carta costituzionale” della Chiesa, che “è e deve essere la famiglia di Dio.” Con una preghiera speciale per i padri sinodali. “Possa il loro entusiasmo avere lo slancio di una Chiesa che abbandona le vecchie reti e si rimette a pescare confidando nella parola del suo Signore.”
a ricerca di comunione, prima di tutto. Il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga la sottolinea nella meditazione alla preghiera mattutina, e il Cardinal André Ving Trois, uno dei tre presidenti delegati del Sinodo, lo mette in luce nel suo indirizzo di saluto. Entrambi parlano prima di Papa Francesco, che dà poi definitivamente il tono del Sinodo. Che è quello di una ricerca di risposte pastorali, più che di grandi rivoluzioni dottrinali. Una ricerca che avviene soprattutto lontano dai microfoni, e da quel Sinodo dei media che sempre più si contrappone al Sinodo reale.
Al termine della preghiera mattutina, Papa Francesco ha rivolto un indirizzo di saluto ai padri sinodali. ACI Stampa ha raccolto quasi integralmente il testo, che viene riportato qui di seguito.