La Diocesi di Roma ricorda questa sera Shabhaz Bhatti con una Messa di suffragio che sarà celebrata alle 18 nella parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio, presieduta dall’Arcivescovo Vicegerente Gianpiero Palmieri.
Sessantadue colpi di pistola. Esplosi per martoriare quel corpo accasciato sulla strada, in pochi, terribili secondi.
Il 2 marzo 2011 veniva ucciso in un attentato terroristico Shahbaz Bhatti, Ministro pakistano per le minoranze religiose, figura fondamentale per il dialogo interreligioso mondiale. Il fratello, Paul, racconta la sua ammirevole “voce per la giustizia”. Lo fa con un incontro-testimonianza a Venezia alla Scuola Grande di S. Teodoro venerdì 9 febbraio, alle ore 16.00. E martedì 13 febbraio, stessa sede e ora, si parla di migrazioni in Italia con il libro di Denis Baldan “Io non lascio traccia”.
Non sono solo i cristiani, ad essere messi nel mirino. Perché in Pakistan è a rischio chiunque si opponga alla creazione di uno Stato Islamico. Lo spiega l’arcivescovo Joseph Coutts di Karachi, intervenendo in un convegno al Senato organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
"Dopo la morte di Shahbaz Bhatti la condizione delle minoranze religiose in Pakistan è nettamente peggiorata. Sia per il maggior numero di attacchi ai loro danni, sia per la mancanza di rappresentanza a livello federale". Così il prof. Shahid Mobeen, docente di pensiero e religione islamici presso la Pontificia Università Lateranense e amico del ministro pachistano ucciso, descrive l’attuale situazione delle minoranze religiose a cinque anni dall’assassinio di Bhatti.
“La voce della verità non sarà mai ridotta al silenzio. E non permetteremo che l'oscurità prenda il sopravvento sulla luce. Il suo lavoro non si fermerà con la sua morte, lo continueremo noi”.