Il 1° febbraio il governo francese ha annunciato il raddoppiamento dei fondi a sostegno delle scuole cristiane in Medio-Oriente, rinnovando – e rafforzando - un impegno che la Francia porta avanti da decenni.
Sono 47, servono 33 mila studenti e sono tra le migliori del Paese. Eppure, il taglio di fondi del governo israeliano ne sta mettendo seriamente a rischio l’esistenza. Da tempo, le scuole cristiane in Israele portano avanti una difficile trattativa per ottenere quello che spetta loro per legge: ovvero i fondi governativi per le scuole cosiddette “speciali,” che permetterebbero alle famiglie di pagare una retta sostenibile. Ma lo Stato israeliano, dal 2009, ha progressivamente diminuito la torta per le scuole cristiane, mentre non ha fatto lo stesso per le scuole di altre confessioni religiose. “Non vogliamo aiuti di Stato, vogliamo eguaglianza,” è lo slogan della manifestazione.
“Sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, auspicando una pronta conclusione dell’Accordo bilaterale in corso di elaborazione e una soluzione adeguata di alcune questioni di comune interesse tra cui quella riguardante la situazione delle scuole cristiane nel Paese.” Un passaggio del comunicato ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede sull’incontro tra il Papa e il Presidente di Israele in Vaticano ricorda il tema più caldo in questo momento nell’ agenda di Tel Aviv: le scuole cattoliche.
Con la visita in Vaticano di Reuven Rivlin, presidente israeliano il prossimo 3 settembre riprende per il Papa la attività pubblica. Sarà un incontro importante quello tra il Papa e il presidente che vede in agenda diversi temi. Papa Francesco aveva stretto un rapporto particolare con il presidente Peres, aveva piantato con lui un olivo e pregato per la pace in Vaticano insieme al presidente palestinese. Ma Peres era a fine mandato.