“La mendacità e la blasfemia dei gruppi terroristi che rivendicano di uccidere e opprimere in nome della religione deve essere apertamente denunciato nei modi più forti possibili.” L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
La Santa Sede come corridoio umanitario. Portando con sé in aereo dodici rifugiati siriani, Papa Francesco si è prestato al “ponte areo” messo in atto da anni per trasportare i rifugiati in maniera sicura dai Paesi di origine a Paesi in cui possano essere appunto definiti rifugiati. Si chiama “corridoio umanitario”, ed è un progetto fortemente sponsorizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che infatti si farà inizialmente carico di queste 12 persone. Un progetto che da poco è diventato un “progetto pilota” del governo italiano, prendendo così un riconoscimento anche a livello internazionale.
Si dipana in tre fasi la ricetta della Santa Sede per la risolvere la questione del debito estero. “Promuovere un modello responsabile di ricevere e dare prestiti; prevenire sia l’evasione fiscale sia il flusso verso l’esterno di fondi illeciti dalle nazioni debitrice; e creare un chiaro e trasparente processo di risoluzione del debito estero”. Sono i tre punti sviluppati da Monsignor Richard Gyhra, Chargé d’Affairs alla Missione Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra.
Come costruire la pace? Con l’educazione. Ma anche con l’assistenza sanitaria. E la Santa Sede, in questo, può mettere in campo un vero esercito. Monsignor Simon Kassas, chargé d’affairs alla Missione Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, dà le cifre dell’imegno della Santa Sede a un dibattito aperto sul “Post-Conflict Peacebuildng”, ovvero sul costruire la pace dopo i conflitti, che si è tenuto al Palazzo di Vetro lo scorso 23 febbraio.
È un no chiaro e netto, quello della Santa Sede, alle politiche di liberalizzazione dell’aborto per contrastare il virus Zika in nome di un supposto collegamento con casi di microcefalia del feto. Non ci sono mezzi termini nel discorso che l’arcivescovo Bernardito Auza ha tenuto lo scorso 16 febbraio, in una discussione interattiva che è seguita al briefing sul Virus Zika convocata dal Presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.
L’arcivescovo Ivan Jurkovic è il nuovo Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra. Prende il posto dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, che lascia al compiere dei 75 anni dopo aver trascorso più di dieci anni alle Nazioni Unite.
In un intervento eccezionalmente in lingua araba, l’arivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha chiesto con forza lo sviluppo dei negoziati tra Israele e Palestina, e ha chiesto una fine del flusso di armi e una intensificata azione umanitaria in Siria.
Nel discorso di inizio anno di Papa Francesco agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, c’è un riferimento al Primo Summit Umanitario Mondiale convocato dalle Nazioni Unite. Il Summit si terrà a Istanbul, Turchia, il 23 e 24 maggio, e sarà un momento cruciale anche nello sviluppo del diritto umanitario. Un tema su cui la Santa Sede è particolarmente impegnata.
Entra in vigore l’accordo tra Santa Sede e Stato di Palestina. Un comunicato della Sala Stampa Vaticana riferisce che “la Santa Sede e lo Stato di Palestina hanno notificato reciprocamente il compimento per le procedure richieste per la sua entrata in vigore”. L’accordo, firmato il 26 giugno 2015, è costituito da un Preambolo e 32 articoli, e riguarda “aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa in Palestina, riaffermando nello stesso tempo il sostegno per una soluzione negoziata e pacifica del conflitto nella regione”.
Un commercio da sviluppare su tavoli multilaterali, con una grande enfasi ai tavoli locali e una forte propensione allo sviluppo. Parlando alla Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che si tiene in questi giorni a Nairobi, la Santa Sede ribadisce l’impegno per una economia mondiale che include tutti, anche i Paesi ancora in via di sviluppo.Un commercio da sviluppare su tavoli multilaterali, con una grande enfasi ai tavoli locali e una forte propensione allo sviluppo. Parlando alla Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che si tiene in questi giorni a Nairobi, la Santa Sede ribadisce l’impegno per una economia mondiale che includa tutti, anche i Paesi ancora in via di sviluppo.
Sfide e numeri delle Migrazioni sono stati delineati dalla Santa Sede in un intervento all’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni lo scorso 26 novembre a Ginevra. Una mappa che tiene conto anche della rinnovata minaccia del terrorismo, che richiede una nuova risposta, perché non resti una risposta disordinata e disorganizzata.
Inizia con una lunga spiegazione su sovranità, giurisdizione e differenze tra Santa Sede, Stato di Città del Vaticano e Chiesa Cattolica il rapporto che la delegazione della Santa Sede ha presentato il 24 novembre di fronte al Comitato ONU sulla Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione razziale (CERD, dall’acronimo inglese). La spiegazione era doverosa: serve a prevenire i (prevedibili) attacchi alla Chiesa del comitato ONU, che si sospetta andrà oltre le sue prerogative, e si concentrerà su temi che poco hanno a che fare con la Convenzione, ovvero il sacerdozio femminile e la posizione della Chiesa sul gender. Si vedrà, al dibattito di oggi.
Santa Sede e Comitati ONU, atto terzo. Dopo i due rapporti presentati al Comitato ONU per la Convenzione dei Diritti del Fanciullo e al Comitato ONU per la Convenzione contro la Tortura, la Santa Sede presenta il 24 e 25 novembre il suo rapporto periodico sulla Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD). Si tratta di un rapporto periodico, e il comitato esprime niente più che suggerimenti, senza alcuna necessità di dar loro seguito. Eppure, attraverso la grancassa mediatica data a questi rapporti, la Santa Sede viene colpita nel cuore della sua istituzione.
È una richiesta, forte, a fermare lo sfruttamento dei pescatori, una tratta degli esseri umani di cui nessuno rende conto, quella che viene dal Pontificio Consiglio dei Migranti e degli Itineranti, nel consueto messaggio per la Giornata Mondiale della Pesca.
Nei giorni scorsi sono apparsi su agenzie e organi di stampa articoli che riferiscono in maniera parziale e imprecisa il contenuto di un documento confidenziale, ipotizzando che in passato l’APSA sia stata strumentalizzata per un’attività finanziaria illecita.
Si pensava di dimezzare la fame nel mondo entro il 2015, e gli obiettivi del millennio per i prossimi quindici anni addirittura parlano di far cessare le situazioni di fame nel mondo. Ma l’obiettivo è ancora lontano. Lo sottolinea, dati alla mano, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Bernardito Auza, in un intervento del 3 novembre alla sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU su sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione.
“Sulle questioni più delicate l’azione del Papa e della Santa Sede resta indipendente dal grado di simpatia o di entusiasmo che suscitano in un momento o l’altro alcune personalità”.
Era stato tra i primi Paesi firmatari della Convenzione, e non sorprende che alla Prima Conferenza di Revisione della convenzione sulle munizioni a grappolo la Santa Sede non solo difenda il trattato, ma mette in luce la questione “non secondaria” del finanziamento, che gli Stati dovrebbero mettere a disposizione in “maniera perenne,” perché “ne va della effettiva messa in pratica” della convenzione stessa.
Cambiare l’impatto delle politiche ambientali, in tre mosse: un accordo soddisfacente al summit sul clima di Parigi del prossimo dicembre; una maggiore distribuzione di risorse per affrontare il cambiamento climatico; e lo sviluppo dell’accesso alle energie rinnovabili. È la ‘road map’ proposta dalla Santa Sede in un recente incontro alle Nazioni Unite.
Quaranta anni dopo la dichiarazione di Helsinki che ha dato vita all’OSCE (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa), la Santa Sede sottolinea l’importanza di quella risoluzione, che – nelle parole di monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati – “non aveva solo il mero obiettivo di una pace astratta, ma piuttosto quello di una strategia di pace.”