L'appello di Papa Francesco durante l'Udienza Generale di oggi è per i migranti. Il Papa chiede all'Europa "di aprire la porta del cuore" per accogliere chi ne ha bisogno. "Il fenomeno migratorio chiede responsabilità condivisa", dice il Papa presentando i profughi che sono giunti con lui da Cipro e sono presenti all'Udienza in Aula Paolo VI.
È guidata dal Cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere Pontificio, la delegazione inviata da Papa Francesco a Lesbo, nei campi Moria e Kara Tepe, per portare la sollecitudine del Papa per i richiedenti asilo e e rifugiati in Grecia, e per ravvivare sentimenti di solidarietà in Europa.
La nomina del nuovo nunzio a Singapore conclude in qualche modo il giro di nomine degli “ambasciatori del Papa” in sedi particolarmente importanti. La sede di Singapore ha un peso diplomatico perché è anche quella da cui si curano le relazioni con il Vietnam, che non ha rapporti diplomatici con la Santa Sede, ma che sta trattando per aprirli.
Quali le frontiere della diplomazia pontificia in Asia dopo il viaggio di Papa Francesco in Myanmar e Bangladesh? Chiamata a dirimere situazioni complesse, la diplomazia del Papa ha agito da ponte, calibrando i discorsi del Papa alle autorità in modo da creare quella cultura dell’incontro che Papa Francesco predica sempre. Uno sguardo speciale, ovviamente, sulle migrazioni, cui Papa Francesco ha dedicato anche il tema della Giornata Mondiale della Pace. E alle migrazioni è stato dedicato un intervento e un evento della Santa Sede a Ginevra durante quest’ultima settimana.
Nessuna presa di posizione politica, ma un impegno deciso a favore dell’accoglienza in una opinione pubblica divisa: Péter Szőke, della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Ungherese, spiega così la situazione immigrazione nel suo Paese.
Da cinque anni, la Santa Sede è membro dell’International Organization for Migrations, rappresentata attualmente nell’organismo dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra. Dopo aver delineato l’impegno della Santa Sede nell’organizzazione, il diplomatico vaticano racconta quali sono le attuali priorità sul tema delle migrazioni. E spiega quale sarà l’ipegno della Santa Sede.
Un miliardo di persone in movimento, 250 milioni di migranti. Le cifre del fenomeno migratorio sono incredibili, e sempre in crescita. Da sempre, la Santa Sede ha una sollecitudine particolare per le popolazioni migranti. E dal 2011 è diventata membro dell’International Organization for Migration, un osservatorio privilegiato per comprendere ed affrontare il fenomeno migratorio. Rappresentante della Santa Sede allo IOM è l’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra e altri organismi particolari. In una intervista esclusiva con ACI Stampa, il diplomatico vaticano racconta il lavoro che la Santa Sede porta avanti allo IOM. E delinea qualche sfida futura.
C’è una sigla, nel mondo cattolico, che non è molto conosciuta, eppure è in prima linea nell’aiutare migranti e rifugiati. L’International Catholic Migration Commission (ICMC) è una conferedazione composta dagli uffici per la migrazione delle Conferenze Episcopali. Fa servizi legali, aiuto umanitario, crea rete, stabilisce buone pratiche. Si prende, insomma cura, dei milioni di migranti nel mondo.
“Quando si parla con vescovi e altre persone che vengono dalla Siria, dalla Libia, dall’Iraq e dall’Afghanistan e con coloro che ci vivono, essi ci dicono sempre che i cristiani devono rimanere, perché i cristiani sono stati in questi luoghi per più tempi dei musulmani, e fanno di tutto perché i cristiani vi possano restare”.
Un'indagine condotta recentemente tra le Conferenze Episcopali europee rivela che la Chiesa in Europa ha risposto in maniera positiva ai bisogni urgenti di rifugiati e migranti, così come all'appello del Santo Padre ad accogliere i rifugiati. L'assistenza offerta include la cura immediata di coloro che si trovano maggiormente nel bisogno e azioni di lungo termine volte a facilitare l'integrazione in Europa.
L’Agenda 2030 ha creato una solida base per l'azione sulla migrazione e lo sviluppo, ma il prezzo è stato alto: sono stati migliaia di vite perse in questi ultimi anni. Il mondo è stato consumato dal divisioni e si è creata allarmismo e retorica confondendo rifugiati e migranti e questo ha portato ad una risposta disordinata e inadeguata per il problema della migrazione.
Lampedusa come isola delle contraddizioni, Lampedusa come “il mondo.” Il Cardinal Francesco Montenegro, presidente della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, parla al Consiglio d’Europa di Strasburgo, alla 28esima sessione del Congresso dei poteri locali e regionali, che ha come tema quello delle migrazioni e dell’inclusione sociale. E lì, nel cuore dell’Europa, porta il suo sguardo da vescovo di Agrigento, il territorio che comprende Lampedusa. Lo sguardo della periferia che chiede all’Europa una nuova politica per le migrazioni. Una politica che crei un futuro più sicuro per i migranti, un problema da affrontare con maggiore sussidiarietà, con il contributo di ogni parte della società fino a quello delle autorità.