Undici giorni in Asia per Papa Francesco, undici giorni durante i quali toccherà quattro Paesi diversissimi tra loro: l’Indonesia del dialogo con l’Islam, il Timor Est Paese più cattolico al mondo, Papua Nuova Guinea, in Oceania in realtà, dove si vive il rischio del disastro ambientale, e infine Singapore, che è un po’ un avamposto per l’Asia continentale, verso la Cina ma anche verso il Vietnam. Il viaggio inizierà il 2 settembre, e terminerà il 13. Ma quale è la storia delle relazioni diplomatiche della Santa Sede con le nazioni che il Papa toccherà?
Quando è stata per la prima volta divulgata la lista dei santuari mariani che avrebbero fatto riferimento ogni giorno alla maratona di rosari voluta da Papa Francesco per chiedere la fine della pandemia, il 24 maggio appariva “da confermare”. E la speranza di molti era che, in quel 24 maggio, ci si sarebbe collegati dal santuario cinese di Sheshan. Perché è in quel giorno che si festeggia la Madonna di Sheshan, ed è quello il giorno stabilito per pregare per la Chiesa in Cina da Benedetto XVI. Nella lista finale dei santuari, però, Sheshan non c’è.
La Santa Sede e Cuba hanno celebrato lo scorso 7 giugno 85 anni di relazioni diplomatiche ininterrotte. La Santa Sede non ha mai lasciato Cuba, nemmeno quando il regime si accaniva contro i cristiani, e questa presenza ha portato poi a una straordinaria presenza dei Papi en la isla (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, due volte Papa Francesco) e anche alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
"Oggi, 14 febbraio 2020, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco 2020, ha avutoluogo un incontro tra Sua Eccellenza Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gliStati della Santa Sede, e Sua Eccellenza il Sig. Wang Yi, Consigliere di Stato e Ministro degli AffariEsteri della Repubblica Popolare Cinese".
È presto per pensare che ci siano piene relazioni diplomatiche, perché troppi sono i problemi. Ed è presto anche per pretendere una rinnovata libertà religiosa. Ma, nella settimana che ha segnato il 70esimo anniversario della Repubblica Popolare Cinese, mentre le chiese fedeli allo Stato prendevano i colori della festa (inclusa la cattedrale San Paolo di Macao), le relazioni Santa Sede e Cina sono state viste con ottimismo. Perlomeno dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.
Il nuovo vescovo di Jinjing è padre Antonio Yao Shun, esperto di liturgia che ha studiato a Roma. E la sua ordinazione, la prima dall’accordo confidenziale tra Cina e Santa Sede per la nomina dei vescovi, è avvenuta lo scorso 25 agosto nella cattedrale di Jining, dopo che il vescovo era stato “eletto” lo scorso 9 aprile. Il neo-vescovo Yao ha mandato pontificio.
A seguito dell’accordo riservato di settembre sulla nomina dei vescovi, nonostante spesso dalla Cina arrivino notizie di Chiese demolite o di pressioni ai sacerdoti per entrare a far parte dell’organismo ufficiale del governo che riunisce i sacerdoti di Cina, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, si dice fiducioso che “si possa aprire ora una nuova fase di maggiore collaborazione per il bene della comunità cattolica cinese e per l’armonia dell’intera società”.
È morto lo scorso novembre, a 96 anni il vescovo Luca Li Jingfeng, guida della diocesi di Fengxiang, in Cina. E a dicembre è morto Mattia Yü Chengxin, vescovo di Hanzhong, dal 2007 invalido a causa di un ictus. La notizia ufficiale della scomparsa dei due presuli è stata data oggi dalla Sala Stampa vaticana.
È un libro culturale, più che un libro politico e diplomatico. Eppure, “Nell’anima della Cina”, curato dal direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, può anche raccontare in parte gli sforzi che la Santa Sede sotto Papa Francesco sta facendo per avvicinarsi sempre più al gigante Cina. Con il sogno di un viaggio del Papa a Pechino, prima ancora che delle relazioni diplomatiche.
Non è passato inosservato l’articolo che il Cardinale John Tong Hon, arcivescovo di Hong Kong, ha pubblicato nei giorni scorsi. L’articolo è il secondo del Cardinale, impegnato nello spiegare la difficile mediazione della Santa Sede con il governo cinese per quanto riguarda la nomina dei vescovi. L’accordo è dato per imminente, ma la realtà sembra invitare ad una maggiore prudenza.