“Solo chi rimane unito a Gesù porta frutto. Gesù stesso, riprendendo Isaia, racconta la drammatica parabola dei vignaioli omicidi, mettendo in risalto il contrasto tra il lavoro paziente di Dio e il rifiuto del suo popolo. La metafora della vite, mentre esprime la cura amorevole di Dio per noi, d’altra parte ci mette in guardia, perché, se spezziamo questo legame con il Signore, non possiamo generare frutti di vita buona e noi stessi rischiamo di diventare rami secchi, che vengono gettati via”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia pronunciata durante la Messa presieduta in Piazza San Marco, a Venezia.
Messa solenne ieri a Venezia per la festa patronale di San Marco Evangelista presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia.
“Anche la ricorrenza annuale del nostro patrono, l’evangelista Marco, ha il sapore amaro delle violenze e delle crudeltà di una guerra insensata che, da due mesi, insanguina l’Ucraina e ferisce l’intera umanità. All’intercessione di san Marco – raffigurato da un leone con un libro aperto su cui si leggono le parole “Pax tibi Marce…” - affidiamo la nostra invocazione e speranza di pace, da associare alla verità, alla giustizia e alla pietà. Preghiamo, soprattutto, perché cessi l’uso delle armi e la violenza e così si possa dare sollievo alle persone, in particolare alle più fragili e provate”. Lo ha detto il Patriarca di Venezia, Monsignor Francesco Moraglia, nell’omelia di ieri per la Messa in occasione della Festa patronale di San Marco.
“Celebro per voi e con voi, in questa modalità virtuale, col desiderio grande di poter presto tornare a celebrare insieme”. Così il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, aprendo l’omelia della Messa celebrata per la festa patronale di San Marco Evangelista.
La Basilica di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, nella diocesi di Cremona ma provincia di Bergamo, ospiterà l’affidamento dell’ Italia alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza.
L’Evangelista Marco è generalmente simboleggiato con il leone alato. E il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, al termine dell’omelia per la festa del patrono della città che ne custodisce le spoglie nella Basilica che porta il suo nome, ci tiene a sottolineare, ricordando il mottetto dell’offertorio: “Il leone diventa l’immagine di una fede che non tema di affrontare gli idoli”.
Il predicatore “non è al sicuro, non ci sono assicurazioni sulla vita per i predicatori. E se un predicatore cerca un’assicurazione sulla vita, non è un vero predicatore del Vangelo: non esce, rimane, sicuro. Primo: andate, uscite. Il Vangelo, l’annuncio di Gesù Cristo, si fa in uscita, sempre; in cammino, sempre. Sia in cammino fisico sia in cammino spirituale sia in cammino della sofferenza: pensiamo all’annuncio del Vangelo che fanno tanti malati - tanti malati! - che offrono i dolori per la Chiesa, per i cristiani. Ma sempre, escono da se stessi”. Lo ha detto il Papa, stamane, nella Messa mattutina a Santa Marta dedicata alla memoria liturgica di San Marco Evangelista.
Il Vangelo richiede uno sforzo teologico ma anche l'impegno ad "includere tutti, non escludere nessuno, evitando ogni scarto e cercando di superare ogni barriera e muro". E' quanto ha affermato ieri - nella messa solenne in occasione della festa patronale di San Marco Evangelista - il Patriarca di Venezia Monsignor Francesco Moraglia.
“Il Vangelo ci offre la garanzia che la storia è nelle mani di Dio, il quale rovescia le prospettive e i progetti terreni e sa trarre frutti di salvezza, utilizzando anche i limiti, gli abbandoni e le ribellioni dell’essere umano. Il Vangelo ci assicura che esiste la Provvidenza, che ci accompagna e ci sostiene”. Con queste parole il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha commentato il Vangelo di oggi festa di San Marco nella messa celebrata nella basilica dedicata all’ evangelista a Venezia. “San Marco- ha detto il cardinale- portandoci il Vangelo, ci ha elevati verso l’alto, ci ha fatti incontrare con la Parola e la presenza viva del Risorto, liberandoci in tal modo dalle paure inconsistenti verso un futuro ignoto, dagli sterili pessimismi rispetto alle difficoltà del presente e dalle tristezze e angosce per gli errori del passato”.