Lo scorso 27 luglio 2024 è stato inaugurato a Kamonyi, in Rwanda, il primo ‘Giardino dei Giusti’
È di almeno 130 vittime il terribile bilancio delle inondazioni che hanno colpito l'Ovest e il Nord del Rwanda, cui si aggiunge la stima di almeno 5 mila case distrutte. Papa Francesco non ha fatto mancare il suo sostegno tramite un telegramma inviato a suo nome dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e indirizzato all'arcivescovo Catalan, nunzio apostolico nel Paese.
Da alcuni anni in Rwanda si assiste ad una ‘primavera vocazionale’ con giovani rwandesi che numerose chiedono di accedere alla clausura, come è avvenuto al monastero delle clarisse di Kamonyi, a pochi kilometri da Kigali, fondato agli inizi degli anni ’80 da due suore italiane, suor Giuseppina e suor Miriam, inviate in terra rwandese dalla comunità delle clarisse di Assisi.
È stato solo lo scorso 20 novembre che la Chiesa Cattolica ha chiesto ufficialmente scusa per il suo ruolo nel genocidio in Rwanda. La dichiarazione è arrivata in coincidenza con la conclusione del Giubileo della Misericordia, voluto da papa Francesco. Ma il governo rwandese voleva di più. E il presidente Kagame ha messo la questione sul tavolo nell’incontro con Papa Francesco, che ha “rinnovato l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica”.
Papa Francesco ha ricevuto stamattina, presso il Palazzo Apostolico, il Presidente della Repubblica del Rwanda, Paul Kagame. Un incontro dal clima cordiale, durato circa 25 minuti e in lingua inglese. Francesco ha espresso profondo dolore per il genocidio contro i Tutsi, donando la sua solidarietà ai famigliari delle vittime.