Il 21 settembre 1990 mentre si recava in Tribunale, Rosario Livatino, veniva ucciso, in un attentato. Quest'uomo è stato un magistrato, ma più di tutto una persona coerente con quanto il Vangelo insegna e mai obbliga.
Il 3 ottobre, giorno in cui avrebbe compiuto, se fosse stato ancora in vita, sessantasei anni, si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino nella diocesi di Agrigento.
In una conferenza tenuta al Rotary club di Canicattì il 7 aprile del 1984 sul “ruolo del giudice nelle società che cambia” ebbe a dire: “L'indipendenza del giudice, infatti, non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrificio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della propria condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale...”. Ciò non indica solo un pensiero coerente bensì una missione da portare a vanti con il normale svolgersi della propria quotidianità.
Procede spedita la causa di beatificazione del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel settembre 1990 all'età di 38 anni. Nei giorni scorsi infatti si è conclusa la fase diocesana del processo condotta ad Agrigento e l'incartamento è ora all'esame del Cardinale Arcivescovo Francesco Montenegro.