Non è terminata la crisi umanitaria in Myanmar dopo il viaggio di Papa Francesco nel Paese. Di certo, però, la Chiesa locale ha potuto usare il credito maturato con la visita del Papa per continuare un dialogo con il governo. E di questo il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, è più che soddisfatto.
E’ durato 20 minuti esatti - alla presenza di un interprete - l’incontro tra Papa Francesco ed il Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina.
Il Myanmar è la prima tappa del 21/mo Viaggio Apostolico internazionale di Papa Francesco. Uno Stato - la ex Birmania - tra i più poveri del mondo, anche se negli ultimi anni si registra una notevole crescita economica dovuta soprattutto dallo stop all'embargo internazionale
Della situazione dei Rohingya, Papa Francesco ha parlato più e più volte. Si tratta di una minoranza musulmana, che vive tra Birmania, Bangladesh, Pakistan, Malesia, Thailandia e Arabia Saudita, e la cui ondata migratoria tocca anche l’India. Ed è di questa situazione che il vescovo indiano Oswald Jaipur Lewis ha parlato al seminario sul Global Compact organizzato il 12 e 13 giugno dalla sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale.
“Preghiamo per tutti i migranti, i rifugiati, gli sfruttati che soffrono tanto, tanto, e parlando di migranti cacciati via, sfruttati, vorrei pregare con voi oggi in modo speciale per i nostri fratelli e sorelle Rohingya cacciati via dal Myanmar: vanno da una parte all'altra perché non li vogliono è gente buona, gente pacifica: non sono cristiani, sono buoni, sono fratelli e sorelle nostri, è da anni che soffrono. Sono stati torturati, uccisi semplicemente per portare avanti le loro tradizioni, la loro fede musulmana. Preghiamo per loro e vi invito, pregate per loro al nostro Padre, che è nei cieli, tutti insieme per i nostri fratelli e sorelle Rohingya”. Nella Giornata contro la tratta delle persone che si celebra oggi Papa Francesco lancia - nel corso dell’Udienza Generale - un nuovo appello per la minoranza Rohingya.