È una Romania che vive ancora le ferite del passato, ma che è sicuramente più aperta d quella che visitò San Giovanni Paolo II. E Papa Francesco la visiterà in maniera estesa, sottolinea l’arcivescovo Miguel Maury Buendia, che è nunzio apostolico in Romania dal 2015.
Una nazione divisa, a causa dell’emigrazione e a causa della perdita del senso religioso, che allontana le persone dalla coscienza personale e dalla coscienza di Dio. È questo il ritratto della Romania fatto dal vescovo Mihai Fratila, che guida i greco-cattolici di Bucarest e che è nel comitato organizzatore del viaggio di Papa Francesco.
All’ingresso della città c’è una lupa, a simboleggiare le origini latine, come in molte città rumene. Ma Blaj è qualcosa di più: Blaj ha fatto del suo legame con Roma una ragione di essere, e questa ragione di essere ne ha fatto il cuore religioso dei cattolici romeni di rito bizantino. Blaj è “la piccola Roma”.
Sarà una rosa d’argento, con il gambo e lo stemma placcati in oro a 24 carati, quella che Papa Francesco porterà davanti alla statua della Vergine nel santuario di Sumuleu Ciuc, in ungherese Cziksomlyo, dove celebrerà Messa l’1 giugno. E sarà questa l’unica “rosa d’oro” mai portata da un Papa nei Carpazi, una onorificenza particolare per il santuario più venerato dal popolo ungherese.
Il cuore cattolico della Romania è una diocesi che conta quasi 4 milioni e 700 mila abitanti, di cui il 5,6 per cento sono cattolici. Non è un numero piccolo, in Romania. Ma la zona ha una tradizione cattolica che affonda le radici nel territorio di quella che un tempo era la Valacchia Minore, e ora si chiama Moldova, che ha visto la prima diocesi fondata già nel 1227. Papa Francesco sarà lì per un breve appuntamento, l’1 giugno. Ma sarà un appuntamento molto significativo.
Non sarà ancora terminata la grande cattedrale nazionale ortodossa della Redenzione del popolo di Bucarest, 120 metri di altezza che si stagliano appena dietro il Parlamento, anche quello un monumento di rara enormità che ancora le pretese di grandezza del regime di Ceausescu. Ma sarà lì che Papa Francesco andrà con il Patriarca ortodosso Daniel, dopo l’incontro nella sede del Patriarcato, per pregare il Padre Nostro insieme, chiudendo in qualche modo un cerchio.