Sono diversi gli anniversari di relazioni diplomatiche con la Santa Sede che non si sono potuti festeggiare a causa della pandemia del coronavirus, che ha cancellato eventi e reso difficile qualunque tipo di incontro. Una panoramica di questi anniversari, però, aiuta a comprendere come la Santa Sede sia ramificata e in che modo si siano sviluppate le sue relazioni diplomatiche in questi anni.
Trenta minuti di colloquio con l’aiuto di un interprete, molta cordialità e uno scambio di doni all’insegna dei poveri. Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano Joao Lourenco, presidente dell’Angola, alla prima visita alla Sede Apostolica dopo la firma dell’accordo con la Santa Sede.
Non si ferma la diplomazia pontificia. Mentre Papa Francesco è in viaggio all’estero, con al seguito il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto, la seconda sezione della Segreteria di Stato continua il suo lavoro. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”, è stato in Lituania; e monsignor Antoine Camilleri, “vice ministro degli Esteri”, è stato invece in Vietnam per continuare un dialogo che – si spera in breve – dovrebbe portare allo stabilimento delle piene relazioni diplomatiche. Non è da sottovalutare nemmeno l’incontro che i vescovi dello Stato del Kachin, in Myanmar, hanno avuto con il generale Hlaing, con il quale hanno parlato dei problemi della regione.
Aveva già l’incarico di delegato apostolico di Mauritania, e ora viene elevato al rango di nunzio: l’arcivescovo Michael Banach, nunzio apostolico in Senegal, Cabo Verde e Guinea Bissau, diventa così il primo rappresentante del Papa in Mauritania da quando la Santa Sede e la Mauritania hanno stretto piene relazioni diplomatiche.
A cosa serviranno le nuove relazioni diplomatiche? Sicuramente, a migliorare lo status giuridico della Chiesa birmana, con l’apertura di un tavolo per riottenere le scuole nazionalizzate e confiscate nel 1962, una cinquantina di istituti in tutto.
L’ultima arrivata è la Repubblica Islamica di Mauritania, che ha stretto relazioni bilaterali con la Santa Sede lo scorso 9 dicembre. E sono così 182 i Paesi nel mondo con cui la Santa Sede ha piene relazioni diplomatiche, cui si aggiungono l’Unione Europea e il Sovrano Ordine di Malta. C'è tutto il mondo di una diplomazia nata per servire il bene comune e la dignità dell'essere umano dietro il discorso del Papa al corpo degli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, per tradizione il primo dell'anno.
Le relazioni tra Taiwan e la Santa Sede sono forti: lo ha detto Chen-Jan Lee, viceministro degli Esteri di Taiwan, al termine di una Messa celebrata lo scorso 6 marzo per il terzo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. E le sue parole, riportate poi dal giornale Taiwan Today, sembrano quasi un segnale che Taiwan non ha nessuna intenzione di perdere la sua relazione privilegiata con la Santa Sede. Nemmeno in caso di apertura di relazioni diplomatiche con il governo della Repubblica Popolare Cinese.
Non sono più le minoranze a subire le discriminazioni. La denuncia arriva dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”, che per la prima volta in questa veste interviene al Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE), in programma a Belgrado il 3 e 4 dicembre.
Era quasi scontato che il presidente dell’Iran Hassan Rouhani facesse tappa da Papa Francesco durante la sua visita in Italia sabato 14 novembre. È il ritorno dell’Iran sulla grande scena internazionale, dopo le difficili trattative che hanno portato all’ormai famoso accordo sul nucleare iraniano. Un accordo che anche la Santa Sede ha lodato, perché ci vede in fondo un ponte con il mondo mediorientale. E, chissà, magari anche un ponte per risolvere situazioni difficili come quella in Siria.