Per Benedetto XVI, la santità non era solo la meta della vita. Era anche quello cui portava lo studio della teologia, perché una fede rettamente formata non può non ricadere nella vita, e una vita cristiana non può che condurre alla santità. C’era, insomma, un legame profondo, storico, vero tra la vita, lo studio e il cristianesimo, che gli allievi di Benedetto XVI hanno esplorato nel loro convegno annuale, sul tema “Sull’Anno Santo 2025. La santità come meta della teologia e della vita”.
“Cooperatores veritatis” era il motto scelto da Benedetto XVI, come vescovo prima e come Papa poi. È il motto che sintetizza l’attività di una vita, perché per il professor Ratzinger la verità non era qualcosa che si possedeva, ma qualcosa che veniva verso di te, come era appunto la Verità suprema, quella di Cristo, che nasce da un incontro. Ora che Ratzinger / Benedetto XVI non c’è più, spetta a coloro che hanno studiato con lui e che dopo di lui hanno cominciato a studiarne il pensiero ad essere “Cooperatori della verità”. In effetti, è stato questo il tema della riunione del Ratzinger Schuelerkreis dello scorso 23 settembre, il primo da quando il Maestro non c’è più.
Il tema è già un programma: “Essere cooperatore della verità. Portare nel futuro la ricca eredità di Benedetto XVI”. Per la prima volta dalla morte di Benedetto XVI, i suoi allievi e gli studiosi del suo pensiero si incontrano nella conferenza annuale del Ratzinger Schuelerkreis. Succede nel pomeriggio del 23 settembre, un sabato, come di consueto, quando ci si riunisce in quello che è diventato ormai il modello delle riunioni: un simposio pubblico, in diretta tv, con traduzioni, perché il pensiero di Benedetto XVI resti presente e vivo.
Benedetto XVI è “un professore, ma anche un uomo di Chiesa, non è banalmente un uomo di Chiesa, ma vive pienamente nella fede. La sua teologia è molto sensibile agli sviluppi, ma bisogna anche saper guardare avanti, vedere come si sviluppano i dibattiti. Un teologo, ma anche un uomo umile, timido. Sa comprendere le nuove situazioni le sa accettare. Per poter trovare le soluzioni adeguate per la fede e la ragione. Noi eravamo i suoi studenti, ma non solo. Lui sapeva imparare da noi, valorizzare le nostre ricerche”. Lo descrisse così nel 2017 padre Stephan Horn, salvatoriano, che di Ratzinger fu assistente a Ratisbona e che per diversi anni è stato il coordinatore del Ratzinger Schueerkreis.
Gli allievi di Ratzinger, riuniti nello Schuelerkreis, e gli studiosi giovani di Ratzinger, che formano il nuovo Schuelerkreis, si sono riuniti ancora una volta a Roma. Tre giorni di discussioni, dal 22 al 25 settembre, con un simposio pubblico il 24 settembre per discutere in pubblico, a partire dalla teologia di Benedetto XVI, di un tema specifico. E quest’anno il tema era di straordinaria attualità: “Io ho infatti ho ricevuto quello che a mia volta vi ho trasmesso (1 Cor 11,23). Verità vincolanti e sviluppo della dottrina della Chiesa”.
Gli allievi di Benedetto XVI e i giovani studenti della sua opera si incontreranno dal 22 al 25 settembre a Roma per il consueto appuntamento annuale, che per il quarto anno include un simposio pubblico dopo la discussione privata. Il tema è preso da un passo della lettera ai Corinzi (Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” 1 Cor 11,23) ed ha come sottotitolo “Verità vincolanti e sviluppo della dottrina della Chiesa” Un tema straordinariamente attuale.
C’è un filo rosso che unisce la riflessione sulla questione di Dio alla redenzione. Perché si crede in Dio, e soprattutto nel Dio cristiano, soltanto se si crede di essere redenti, ovvero di essere profondamente amati da Gesù Cristo. È il centro della teologia di Benedetto XVI, ed è la riflessione alla base del III Simposio internazionale del Ratzinger Schuelerkreis.
Sarà una riflessione sulla redenzione dell’uomo, quella che porteranno avanti gli allievi di Benedetto XVI nella loro consueta riunione annuale. Per il terzo anno consecutivo, la riunione dello Schuelerkreis – così si chiama il circolo di ex allievi che si è riunito intorno al professor Ratzinger – si terrà nella nuova formula: due giorni a porte chiuse, un simposio pubblico aperto dal Cardinale Kurt Koch, cui Benedetto XVI ha affidato la cura dello Schuelerkreis, e che vedrà anche una conferenza dell’arcivescovo Georg Gaenswein, segretario particolare di Benedetto XVI.
“Non possiamo sostituire la teologia con la politica”. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sintetizza così la grande questione del dibattito teologico attuale. Lo spunto di riflessione è dato dal dibattitto all’ultimo Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex studenti di Benedetto XVI che recentemente si è allargato anche ad un gruppo di giovani. Una famiglia teologica, che il Cardinale coordina, e che quest’anno si è riunita per discutere della “Questione di Dio nelle sfide attuali”.
“A volte, sembra che la verità della nostra fede sia percepita come una minaccia”, sottolinea il Cardinale Rainer Woelki, arcivescovo di Colonia. E fa eco il Cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede: “All’inizio del cristianesimo non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con Gesù Cristo”.
Chi è Benedetto XVI? È un professore che vive la teologia come una forma di evangelizzazione, che sa parlare al cuore delle persone e che è attento a ciascuno dei suoi studenti. La descrizione è fatta da padre Stephan Horn, salvatoriano, che di Joseph Ratzinger fu assistente ai tempi di Ratisbona e che poi ha coordinato gli incontri del Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex studenti che si ritrova quest’anno a Roma, il 26 – 27 settembre, in una forma nuova che rende i giovani del Nuovo Schuelerkreis più protagonisti, ma con un tema che più ratzingeriano non si può: “La questione di Dio nelle sfide attuali”.
È “Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28) La questione di Dio nelle sfide attuali” il tema dell’incontro di quest’anno del Ratzinger Schuelerkreis, il circuito di ex allievi di Benedetto XVI. L’incontro ha luogo il 25 e 26 settembre, ancora una volta nella formula nuova dello scorso anno: un incontro a porte chiuse, per i soli allievi, e uno a porte aperte, per stimolare anche pubblicamente il dibattito, che vedrà la partecipazione di tre cardinali (Koch, Woelki e Ladaria).
La risposta è Cristo. Lo dice la teologia di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI, tutta centrata sulla verità. E lo dicono, seguendo il maestro, i suoi allievi, i membri del vecchio e del nuovo Schuelerkreis, che per la prima volta prendono parola a Roma in un simposio pubblico, con una dichiarazione finale sul sacerdozio.
Due giorni di incontri, con la novità di una sessione pubblica nell’ultima mezza giornata: è delineato il prossimo incontro del Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex allievi di Benedetto XVI. Il tema sarà il sacerdozio. Durante l’incontro privato, si parlerà di “Sacerdozio nella teologia di Joseph Ratzinger alla luce della situazione attuale”, mentre l’incontro pubblico sarà sulle “Le sfide attuali per l’ordine sacro”.
La visione di uno Stato “neutrale nei confronti delle religioni”, ma che allo stesso tempo ne riconosca il ruolo e il valore, è quella proposta da Udo Di Fabio. Cattolico, già membro della Corte Costituzionale di Germania, molto ben conosciuto da Benedetto XVI, Di Fabio ha parlato agli ex studenti di Benedetto XVI, il famoso ormai Ratzinger Schuelerkreis che si è riunito dal 6 al 9 settembre a Castel Gandolfo. Con ACI Stampa, affronta il tema dell’incontro, “Chiesa e Stato, Chiesa e società”, fornendo la sua visione di una “laicità benevola”.
Il problema di una Chiesa che si “adatta troppo al mondo”, mentre ci vorrebbe “una minoranza creativa”, è al cuore del pensiero di Benedetto XVI, secondo padre Stephan Horn, coordinatore del Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex studenti di Benedetto XVI che si riunisce dal 6 al 9 settembre a Castel Gandolfo.
È “Chiesa e Stato, Chiesa e società” il tema scelto da Benedetto XVI per la riunione annuale del Ratzinger Schuelerkreis, il Circolo di ex studenti del Papa emerito che ogni anno, dalla fine degli Anni Settanta, si riunisce per discutere di un tema specifico.
Benedetto XVI li ha ricevuti per 25 minuti, e ciascuno di loro ha parlato della situazione della loro Chiesa particolare, delle cause di beatificazione in corso e anche del martirio della vita quotidiana. Sono i relatori del Ratzinger Schuelerkreis, il Circolo di ex studenti di Benedetto XVI che quest’anno ha discusso di martirio e persecuzione dei cristiani. I relatori erano il vescovo Kyrillos di Assiut, monsignore Helmut Moll di Colonia, e il vescovo Manfred Scheuer di Linz. Con ACI Stampa, si sofferma sui temi dell’incontro.
Cosa è il martirio? Come può essere definito? E cosa è il martirio nella teologia di Benedetto XVI? È stato questo uno dei temi di discussione all’ultimo Ratzinger Schuelerkreis, l’incontro del circolo di ex allievi di Benedetto XVI che si è tenuto dall’1 al 3 settembre a Roma. Uno dei relatori, monsignor Helmut Moll, è stato allievo del professor Ratzinger in due università diverse, e poi ha collaborato con lui alla Congregazione della Dottrina della Fede, prima di essere chiamato in Germania ad occuparsi del grande progetto del martirologio tedesco del XX secolo, una iniziativa nata su impulso di San Giovanni Paolo II. Con ACI Stampa, monsignor Moll condivide i temi del suo intervento e la discussione sul tavolo.
Due relatori, e un testimone, per un incontro dal forte aspetto “ecumenico” alla luce di una “teologia che unisce”: quella di Benedetto XVI. Racconta così il prossimo Schuelerkreis padre Stephan Horn, salvatoriano, che fu assistente di Benedetto XVI all’università e che coordina il circolo di ex studenti del Papa emerito.