Ci vuole la Dottrina Sociale della Chiesa a dare uno sguardo controcorrente sull’attuale situazione mondiale. Così, dopo che lo scorso anno l’Osservatorio Van Thuan aveva, nel suo rapporto annuale, affrontato i pericoli dell’applicazione del modello cinese a tutto il mondo – modello che si era molto diffuso con la pandemia – quest’anno lo stesso osservatorio mette la lente su quella che è sia una conseguenza che un punto di partenza del modello cinese: l’attacco alla proprietà privata.
Dopo l’accordo sino-vaticano, rimasto riservato, si è sottolineato spesso che “la Cina è più vicina”. E mentre l’accordo veniva negoziato, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che dagli anni Ottanta del secolo scorso tesse un paziente dialogo con Pechino, aveva detto che “è vero che i cattolici sono ancora in gabbia, ma è una gabbia un po’ più larga”. Oggi, però, nel mezzo di una pandemia originata proprio in Cina, l’adozione del modello cinese per affrontarla anche da parte delle democrazie occidentali lascia molte domande aperte. La Cina non solo è più vicina, ma è un modello. Ed il modello cinese può essere davvero un buon modello?