Dal santuario di Brezje in Slovenia a Mariazell in Austria. Da Marja Bistrica in Croazia a Csíksomlyó (Sumeleu Ciuc in Romeno) in Romania: la devozione mariana nell’Europa orientale è una geografia particolarissima, fatta di popolo e storia, che nei Paesi dell’Europa Orientale si colora di nuovi significati. Perché essere devoti a Maria, lì, non era solo questione di religione. Era questione di identità, da preservare e mantenere di fronte alla pioggia acida del comunismo che voleva spazzare via ogni fede.
“In Europa manca il fondamento. Che il Cristianesimo sia la rivoluzione più grande che la storia abbia mai avuto non è un’affermazione da credenti, ma attestata da studiosi di diversa estrazione. Dove il Cristianesimo si offusca, si offusca l’umano: bisogna spogliarsi di quell’abito giacobino vecchio, terribilmente vecchio, ma che condiziona il cammino dei popoli”. Sono le riflessioni del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Angelo Bagnasco, in occasione - la settimana scorsa - dell'incontro con la stampa al termine del Consiglio Episcopale Permanente.
Oggi è necessaria "una rievangelizzazione delle comunità cristiane in Europa". Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio inviato al XIV Simposio Intercristiano, promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum e dal Dipartimento di Teologia della Facoltà Teologica Ortodossa dell’Università Aristoteles di Salonicco.
Fu con una proposta sulla libertà religiosa basata sulle comuni radici cristiane che la Santa Sede divenne protagonista all’Atto Finale di Helsinki. Lo ricorda il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in un articolo sull’Osservatore Romano in cui non solo ripercorre brevemente la storia della partecipazione della Santa Sede agli incontri di Helsinki, ma mette in luce l’importanza della diplomazia pontificia. Una diplomazia che, proprio perché terza e senza interessi di parte, può battersi in favore del bene comune.