"Donne crocifisse". Le definisce così Papa Francesco le donne schiave della prostituzione. Perchè “qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l’ amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme. È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all’ immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell’ umanità, un modo sbagliato di pensare della società”.
La Procura Missionaria Salesiana di Madrid ha presentato a Roma un documentario molto particolare, dal titolo “Love”, diretto dal regista Raúl de la Fuente. Il cortometraggio racconta poco dell’amore, anzi descrive la drammatica realtà nella quale sono obbligate a vivere le ragazze di Freetown, in Sierra Leone. Bambine, senza genitori o con famiglie troppo povere, che sono costrette a prostituirsi per poter sopravvivere.
Traffico d'organi di uomini, donne e minori. Sfruttamento lavorativo e sessuale. Papa Francesco ha sempre dimostrato un'attenzione particolare verso questi fenomeni. RENATE (Religious in Europe Networking against Trafficking and Exploitation), nella seconda assemblea riunita a Roma dal 6 al 12 novembre, è ancora in prima linea per combattere il fenomeno della tratta e soprattutto lo sfruttamento della prostituzione. "Ci vuole una rivoluzione delle coscienze", afferma Suor Monica Chicwe, una delle responsabili dell'organizzazione.
Le realtà di vita di donne e bambini costretti in strada sono dure e sono "causate dall’indifferenza, dalla povertà, dalla violenza familiare e sociale, e dalla tratta delle persone umane. Non manca il dolore per le separazioni coniugali e la nascita di bambini fuori del matrimonio, destinati spesso a una vita randagia". Lo ha detto il Papa, ricevendo in Vaticano i partecipanti al Simposio sulla pastorale della strada, promosso dal Ponticio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti.