Pro Sanctitate, la chiamata alla santità universale sembra avere in lui la realizzazione più piena.
Non cercava consensi, riuscendo a mantenere a debita distanza tutto ciò che poteva esporlo alle luci della ribalta. È questo uno dei tratti più sorprendenti di Rosario Livatino, il magistrato siciliano ucciso in un agguato mafioso nel 1990 a cui la Chiesa ha recentemente riconosciuto i requisiti specifici del martirio cristiano.
Da alcune settimane stiamo parlando dell’avvio, con molta prudenza visto che la pandemia da Covid 19 non accenna a diminuire, della ripresa delle attività pastorali nelle diocesi italiane. Molte le parrocchie che in queste settimane hanno celebrato sante messe con il rito dei sacramenti della Prima Comunione e delle Cresime e tante anche, come segno di ripresa, le diocesi in festa per nuove ordinazioni sacerdotali e per l’avvio di nuove cause di beatificazione.
L’appuntamento è a Frascati, presso la cattedrale di San Pietro alle 16.30 del 10 novembre. Lì si svolgerà l’ultima sessione dell’inchiesta diocesana della causa di beatificazione di Chiara Lubich, fondatrice dell’Opera di Maria (il nome ufficiale del Movimento dei Focolari), presieduta dal vescovo Raffaello Martinelli. Dopo, tutti gli atti dell’inchiesta saranno sigillati e inviati in Vaticano.
Procede spedita la causa di beatificazione del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel settembre 1990 all'età di 38 anni. Nei giorni scorsi infatti si è conclusa la fase diocesana del processo condotta ad Agrigento e l'incartamento è ora all'esame del Cardinale Arcivescovo Francesco Montenegro.
Fu Pio XI ad aprire il suo processo di beatificazione dichiarandolo servo di Dio nel 1931 ed oggi, dopo 86 anni, e dopo cinque anni dalla sessione di apertura della causa vera e propria in fase diocesana, per Papa Benedetto XIII si è celebrata la chiusura della causa di beatificazione e canonizzazione.