Saranno tre le iniziative di Papa Francesco a seguito di questo incontro dei presidenti delle Conferenze Episcopali sulla protezione dei minori della Chiesa: un motu proprio per rafforzare la prevenzione contro gli abusi nello Stato di Città del Vaticano; un vademecum delle Congregazione della Dottrina della Fede per aiutare i vescovi nei loro compiti; e la creazione di task force competenti sul tema in ogni diocesi.
Papa Francesco tira le somme dei tre giorni di incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa con una lunga panoramica del fenomeno, mettendo la Chiesa in prima linea. Con una consapevolezza: “Siamo di fronte al mistero del male”; una richiesta: “umiliazione, preghiera, penitenza” per sconfiggere questo spirito del male; e un grazie alla “stragrande maggioranza dei sacerdoti che si spendono in un ministero reso difficile dagli scandali dei pochi (ma sempre troppi)”.
“Ci sono stati momenti in cui abbiamo considerato le vittime e i sopravvissuti come nemici, ma non li abbiamo amati, non li abbiamo benedetti. In questo senso, siamo stati i nostri peggiori nemici”. L’omelia dell’arcivescovo Mark Coleridge di Brisbane è una presa in carico di responsabilità, e una dichiarazione di intenti per il futuro, certi che il potere distrugge quando è separato dal servizio.
Il culmine della liturgia penitenziale nella Sala Regia è una confessione dei peccai recitata da tutti i vescovi coinvolti in questo incontro sulla “Protezione dei minori nella Chiesa”. Un confessio che ricalca quello di Papa Francesco in Irlanda, aggiunto durante la Messa finale della Giornata Mondiale delle Famiglie, e che si conclude con la richiesta di “grazia per superare l’ingiustizia e di praticare la giustizia verso le persone affidate alle nostre cure”.
“Per una madre non ci sono figli di prima o seconda classe: ci sono figli più forti e figli più vulnerabili. Neanche per la Chiesa ci sono figli di prima o seconda classe. I suoi figli apparentemente più importanti, come siete voi, vescovi e cardinali, non lo sono di più di qualsiasi altro bambino, bambina o giovane che abbia vissuto la tragedia di essere vittima di abuso da parte di un sacerdote”. Così la giornalista Valentina Alazraki, che ha tenuto l’ultima relazione al summit per la protezione dei minori voluto da Papa Francesco.
Volge al termine il summit indetto da Papa Francesco per la protezione dei minori e anche oggi, giorno in cui terminano le relazioni e le discussioni, alcuni dei partecipanti hanno fatto il punto della situazione con i giornalisti accreditati.
Quattro punti per la trasparenza della Chiesa, dalla ridefinizione del segreto pontificio alla necessità di fornire dati pubblici sul numero dei casi di abusi affrontati nei tribunali, affrontando anche le obiezioni che riguardano il diritto alla privacy e alla giusta reputazione. Ma il Cardinale Reinhard Marx, nella sua relazione, parte da una premessa: “La preghiera è più forte di qualunque numero e di ogni procedura amministrativa”.
“Al presente viviamo uno stato di crisi e di vergogna. Abbiamo gravemente offuscato la grazia della missione di Cristo. Dobbiamo riconoscere che sono la nostra mediocrità, ipocrisia e compiacenza ad averci condotto in questo luogo vergognoso e scandaloso in cui ci ritroviamo come Chiesa”. Lo ha detto la nigeriana Suor Veronica Openibo - superiora generale della Società del Santo Bambino Gesù - nella prima relazione del terzo giorno di lavori del summit per la Protezione dei minori, alla presenza di Papa Francesco.
Il pomeriggio di oggi al Meeting sulla protezione dei minori si è concluso con una riflessione del Papa sull' intervento di Linda Ghisoni, Sotto-Segretario per la Sezione per i fedeli laici del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e dopo una sua risposta ad una delle domande pervenute dall’Assemblea.
“Dopo circa 30 anni, ho confessato a una mia amica psicologa e ad altri miei amici fidati che, pure io, quando ero in prima media, fui abusato sessualmente da un pedofilo ma non prete!
La seconda relazione della seconda giornata di lavori dell’Incontro per la Protezione dei minori è affidata al Cardinale Blase Cupich, Arcivescovo di Chicago e membro del comitato organizzativo.
Il punto è chiaro. Nessun vescovo può dire a se stesso: “Questo problema di abuso nella Chiesa non mi riguarda, perché le cose sono diverse nella mia parte del mondo”.
“Le vittime hanno bisogno che si creda loro, che le si rispettino, che ci si prenda cura di loro e si guariscano. Bisogna far guarire le vittime, esser loro vicini, bisogna credere loro e accompagnarle”.
L’arcivescovo Scicluna ha ripercorso nella sua relazione, la seconda della prima giornata del Meeting vaticano sul tema degli abusi dei minori,
Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede dichiara: